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Pittore

Pietro Bardellino


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Pietro Bardellino

( Napoli 1728 - 1810 )

Pittore

    Pietro Bardellino

    Fu allievo di Francesco de Mura verso la cui opera sì mosse abitualmente. Gli unici altri artisti verso i quali eccezionalmente fu aperto furono il Bonito e il Diano. A tal proposito sono esemplificativi i dipinti eseguiti tra il 1750 e il 1773, periodo comprendente la tela per la Farmacia degli incurabili di Napoli e la Sacra Famigliaper il Duomo di Gravina in Puglia.

    Nonostante ci siano state personalità maggiormente influenti sul suo modus operandi, non rifiutò aperture verso i preziosismi del Giaquinto e il pittoricismo di Giacomo del Po. Di qui un’opera come la Madonna appare a Pio V e a don Giovanni d’Austria, commissionato per San Giacomo degli spagnoli a Napoli. Nel 1773 Bardellino cominciò a insegnare all’interno dell’Accademia napoletana del Disegno.

    Dal 1780 lo stile del maestro fu reso peculiare dalle stesure ampie di colore e dalla creazione di suggestive scene nostalgiche, i cui protagonisti sono eroi e santi tratti dal passato ma attuali nella loro estrema eleganza. Le tradizionali tendenze decorativiste della pittura napoletana vengono arricchite dagli influssi degli artisti provenienti dall’Austria, dalla Germania e dalla Boemia, formatisi grazie alle esperienze napoletane.

    Sono diverse le opere che segnano la maturità raggiunta dall’artista: il ciclo di affreschi nella volta della biblioteca presente nel palazzo dei Regi studi e ascrivibile al 1781; gli affreschi eseguiti a Palazzo Cellamare, quelli della chiesa di Regina Coeli del 1787, della cattedrale di Monopoli o di Palazzo Spinelli a Napoli. Parallelamente alla tecnica a fresco si dedicò a opere di piccolo e di medio formato, a tema sacro e laico, attualmente sparse in diverse collezioni private.

    Esempi di questa pittura sono: i Giochi di Putti e l’Allegoria degli elementi, costituita da quattro piccole tele ovoidali. Il Ritratto di Gaetano Barba del 1790 (olio su tela), attualmente presso l’Accademia di San Luca a Roma, e il dipinto della Biblioteca dei Gerolamini a Napoli, rappresentano una fase accademista della pittura decorativista napoletana.

    Nei palazzi Maddaloni e d’Angri, come nel soffitto del salone del Museo Borbonico, è testimoniata la passione per la composizione di scene brulicanti di figure dove i drappeggi di concerto con la gamma cromatica fredda collaborano ad una maggiore resa decorativista. Nei casi suddetti i colori sono molto più vivaci di quanto non appaiano quelli presenti nella pittura a olio su tela, un esempio è la Madonna tra i Santi Francesco e Antonio della Confraternita dei Bianchi allo Spirito Santo.

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