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Pittore

Plinio Nomellini


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Plinio Nomellini

( Livorno 1866 – Firenze 1943 )

Pittore

    Plinio Nomellini

    Quotazioni di Plinio Nomellini

    Le opere divisioniste di Plinio Nomellini sono quotate tra i 15.000 euro e i 50.000 euro a seconda del soggetto e delle dimensioni. Le allegorie e le tele simboliste dei primi anni del Novecento oscillano tra i 10.000 euro e i 20.000 euro, mentre le cifre scendono per le opere più tarde.

    Le opere grafiche vanno dai 500 euro ai 2.000 euro.

    Queste sono solo stime orientative: molte sono le variabili legate alla valutazione di un’opera, soprattutto per un pittore dalla produzione vasta come Plinio Nomellini. Inviateci una foto per una stima precisa e gratuita.

    Biografia

    Plinio Nomellini nasce a Livorno nel 1866, città in cui frequenta la Scuola di Arti e Mestieri e contemporaneamente i corsi di disegno tenuti da Natale Betti. Nel 1885 ottiene una borsa di studio e può frequentare l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove ha come maestro Giovanni Fattori. Nei cinque anni a seguire concluderà la sua formazione entrando in contatto con personalità come Silvestro Lega, Telemaco Signorini e Diego Martelli. 

    Tra l’arte macchiaiola e il Divisionismo

    La sua ricerca artistica è quindi fortemente legata alla poetica macchiaiola, ma molto precocemente apre i suoi interessi al linguaggio divisionista. Inizia ad esporre alla Promotrice di Firenze nel 1886 partecipando con due opere Ritratto e Uliveto. L’anno successivo è presente con Nella maremma pisana, Piano di Tombolo e L’incontro. Nel 1888 presenta Il fieno o Il fienaiolo, opera dal forte impianto verista, ma che supera la pittura a “macchie” con un’attenzione particolare ai valori luministici di impronta impressionista.

    Infatti il pittore sviluppa una pennellata vibrante e filamentosa, con lingue di colore abilmente accostato per ottenere effetti di grande luminosità. Signorini rimane felicemente sorpreso da questa tela e grazie alle sue parole di elogio il lavoro è esposto anche all’Esposizione Universale di Parigi. Il pittore diviene una delle figure più interessanti nell’ambiente artistico italiano tanto da riuscire a convincere l’artista e amico Pellizza da Volpedo ad abbracciare la tecnica divisionista. Nel 1889 prende parte alla Promotrice di Firenze con sei lavori Al sole, Sciopero, L’estate di S. Martino, Foce del Calambrone, La giornata è finita e Fiore selvaggio.

    Gli anni genovesi: la svolta sociale e simbolista

    Nel 1890 lascia la Toscana e si trasferisce a Genova. Nella città ligure si avvicina all’ambiente anarchico e realizza opere molto impegnate dal punto di vista sociale e politico come Sciopero del 1889 o Piazza Caricamento del 1891. Nel 1894 l’artista verrà anche arrestato poiché accusato di aver partecipato ad attività sovversive della frangia anarchica, ma fortunatamente verrà assolto anche grazie al sostegno di Signorini e Martelli.

    Durante gli anni genovesi il pittore diviene un punto di riferimento culturale nella città, dando origine al Gruppo di Albaro che si riunisce quotidianamente nella sua casa. Infatti De Albertis, Angiolo Silvio Novaro, Arbocò e altri artisti divengono protagonisti di una stagione molto stimolante nella Genova di inizio Novecento. Nel capoluogo ligure avviene inoltre l’avvicinamento alle tematiche simboliste che caratterizzeranno la produzione futura del pittore. Dedicherà poi moltissimi dei suoi lavori a questa terra ed a momenti e sensazioni vissute in questi anni.

    Il successo degli anni Novanta

    Il pittore continua a ricevere consenso di critica e pubblico e seguita a partecipare a diverse Promotrici di Firenze e Genova: nel 1892 prende parte all’Esposizione nel capoluogo toscano con Autunno, La Diana del lavoro, Ricordo di Milano e Il naufragio; mentre a Genova espone Ricordo di Genova, Acque morte, Finaiulio, Maremma e Di primavera.

    Nel 1895 è presente a Firenze con Mattino d’aprile in Liguria, Pieno maggio in Liguria, e Sera di marzo in Liguria; e a Genova espone Riviera di levante, Autunno in Liguria, Un camallo e Sensazione veneziana. Nel 1898 lo troviamo sempre all’Esposizione di Genova con Sera di marzo, Primavera in Liguria, San Rossore, Fioritura selvaggia e Il giardino della morte; mentre a Torino prende parte all’Esposizione con sette lavori L’ora della cena, Di là del mare, Notturno, Primavera antica, Ore quiete, L’annunzio ed Estate in Liguria.

    Dall’anno successivo inizierà anche la sua costante partecipazione alla Biennale di Venezia e nel 1900 troviamo l’artista anche alla Secessione di Monaco.

    La Versilia e gli stimolanti rapporti culturali

    Nel 1902 il pittore si stabilisce a Torre del Lago, frazione di Viareggio. Qui conosce Giacomo Puccini, e insieme formano uno stimolante cenacolo artistico. Collabora con il compositore e realizza per lo studio di Villa Puccini, insieme a Ferruccio Pagni e Francesco Fanelli, alcune decorazioni allegoriche: Alba, Meriggio e Tramonto. In questi anni toscani si conferma la ricerca simbolista del pittore che convive contemporaneamente in opere di paesaggio e figura.

    Lavora inoltre con alcune riviste, come “Riviera Ligure”, eseguendo delle illustrazioni e nello stesso periodo entra in contatto con alcune delle personalità più interessanti del periodo come Grazia Deledda, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Luigi Capuana e Giuseppe Ungaretti.

    Le Biennali di Venezia e la fama internazionale

    Prosegue il suo successo espositivo: nel 1905 infatti prende parte alla Biennale di Venezia con otto opere L’orda, Le furie, Ditirambo, Polifonia, La ninfa rossa, Notte d’estate, I cavalieri e Migrazioni di uomini

    Il pittore ha raggiunto un’enorme fama e nell’edizione successiva della Biennale allestisce insieme a Chini, De Albertis e Previati La sala del sogno, alla quale partecipano artisti italiani e stranieri come Guido Marussig, Maurice Denis e Franz von Stuck. Alla rassegna compaiono anche suoi sei lavori Anime e fronde, Il palio di Siena, Garibaldi, Gli insorti, Alba di gloria e La nave corsara, alcune delle quali sottolineano il suo interesse per le tematiche risorgimentali in chiave simbolica.

    Nel 1909 avviene il suo trasferimento a Viareggio, nella sua casa a Fossa dell’Abbate e dieci anni dopo torna a Firenze. Plinio Nomellini è ormai un nome conosciuto in tutta Europa e viene chiamato in varie manifestazioni estere: nel 1904 partecipa all’Esposizione di Saint Louis; nel 1909 espone al Salon d’Automne I pirati, Il figlio e Il palio di Siena; e sempre nello stesso anno lo troviamo all’Esposizione di Monaco; mentre nel 1910 a Bruxelles.

    Nel 1920 gli viene dedicata una personale di quarantatré opere alla Biennale di Venezia in cui troviamo lavori che comprendono le varie personalità e interessi dell’artista tra cui La domenica dei contadini, Il viale degli oleandri, I cipressi di Volterra, Riposo, Le navi di Ulisse, Garibaldi a Napoli nel 1860, Ritorno in Patria, Aurora, Tra sole e luna, Idillio, Primavera, I gigli, Notizie della guerra e Pioggia imminente.

    Gli ultimi anni

    La sua ricerca artistica sarà molto interessante anche in ambito secessionista tanto da partecipare alle quattro edizioni della Secessione romana: nel 1913 è presente con ventidue opere tra cui Nel frutteto, Festa al villaggio, Fiera a Pietrasanta, Bambine sul mare, Grazie Deledda, Domenica, Passeggiata romana, Acque di primavera e Tramonto sul lido toscano; nel 1914 vi prende parte con Gioia; all’edizione successiva espone I corsari, L’albero rosso ed Estate; e nel 1916 partecipa con Campagna di Volterra, Un via di Vicenza, Notte d’estate e Vegetazione. Continuerà a frequentare le esposizioni nazionali per tutti gli anni Venti e Trenta.

    Durante il periodo fascista si dedica a lavori di carattere decorativo su commissione che non ottengono il successo sperato. L’artista rimane infatti estraneo alle sperimentazioni novecentesche e quindi resta pressoché isolato in ambito artistico. Scompare a Firenze nel 1943.

    Emanuela Di Vivona

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