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Scultore

Publio Morbiducci


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Publio Morbiducci

( Roma 1889 - 1963 )

Scultore

    Publio Morbiducci

    Quotazioni di Publio Morbiducci

    Le sculture in bronzo di Publio Morbiducci sono stimate tra i 1.000 euro e i 3.000 euro, mentre i gessi tra i 500 euro e i 3.000 euro per le opere di grandi dimensioni. I disegni dal carattere novecentesco oscillano dai 400 euro e i 1.300 euro. Il record d’asta del 2008 è di 3.400 per un busto femminile di particolare impegno ed eleganza e di memoria quattrocentesca.

    Queste stime sono puramente indicative e dipendono da molte variabili, tra cui il materiale e le dimensioni. Raccomandiamo di inviarci una foto della vostra opera di Morbiducci per riceverne una stima scrupolosa e senza impegno.

    Biografia

    Publio Morbiducci nasce a Roma nel 1889 da una famiglia umile, infatti a causa di problemi economici è costretto ad abbandonare gli studi e lavorare presso un carrozzaio.

    Continua però a studiare da autodidatta e apprende i primi rudimenti di pittura all’interno di una bottega specializzata negli arazzi. Sostenuto dalla madre, nel 1905 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e segue contemporaneamente alcuni corsi al Museo Artistico Industriale dove conosce Duilio Cambellotti, che ricorderà sempre come suo maestro.

    Una produzione eterogenea: medaglie, sculture e dipinti 

    Si interessa anche all’arte della medaglia e nel 1910 realizza il rovescio della medaglia in occasione del Cinquantenario dell’Unità d’Italia del 1911. L’anno successivo viene ammesso alla Scuola d’Arte della Medaglia e ottiene delle borse di studio fino al 1915. La sua concezione artistica rimane sempre legata ad un’umile dimensione artigianale, anche nei lavori futuri.
    Allo scoppio della guerra si arruola nell’esercito, ma nel 1915 viene esonerato per motivi di salute e lavora presso una fabbrica d’armi in via Flaminia a Roma. In questo stesso anno si iscrive al partito socialista, che abbandona solo un decennio più tardi, e partecipa alla Secessione romana con due maschere bronzee Mio fratello Augusto e Il pittore S. Silvia che gli valgono un grande successo di critica. In questi anni si dedica inoltre alla tecnica pittorica realizzando opere come Ritratto di bambino, La madre e Ritratto di Achille.

    Publio Morbiducci è quindi un artista a trecentosessanta gradi: scultore, pittore, xilografo e abile medaglista.

    Le prime commissioni pubbliche

    Grazie al supporto di Giuseppe Romagnoli, direttore della Scuola dell’Arte della Medaglia, nel 1915 entra nello studio di Angelo Zanelli collaborando con lui all’esecuzione del fregio per l’Altare della Patria. In questo periodo realizza anche le prime sculture come il busto del patriota irredentista Fabio Finzi, collocato al Pincio, e del generale Raffaele Cadorna per il Gianicolo. Nel 1924 vince il concorso per la progettazione di cinque fontane da erigere nella Capitale, realizzando quella posta in Piazza del Viminale.

    Continua la sua produzione eterogenea partecipando anche alla Biennale di Arti decorative di Monza del 1923, e sempre nello stesso anno realizzando la medaglia per i volontari di guerra e la moneta delle due lire per il Regno d’Italia, dove si trova a raffigurare per la prima volta il fascio littorio. Nel 1924, su invito di Ugo Ojetti, espone alla Mostra Internazionale di Medaglie moderne a New York. 

    Arte popolare e arte di regime 

    Negli anni del dopoguerra, in clima di ritorno all’ordine, approda sempre più ad un linguaggio plastico realista, volto allo studio del passato e dei modelli della tradizione.

    Nel 1926 vince il concorso per la realizzazione del Monumento ai caduti di Benevento e si trasferisce in un nuovo studio a Testaccio. Da questo momento riceverà moltissime commissioni pubbliche: nel 1928 esegue due porte bronzee per il salone delle adunanze della casa madre dei Mutilati di Roma; realizza anche una statua e una serie di lampade per il Ministero della Pubblica Istruzione; nel 1929 lavora al Monumento ai caduti del sommergibile Sebastiano Veniero per il cimitero del Verano; e nel 1931, su segnalazione di Mussolini, vince il concorso per il Monumento al bersagliere di Roma che trova posto a Porta Pia. L’artista si rivela molto abile nel coniugare i sentimenti popolari alle volontà celebrative ufficiali.

    Nel frattempo prosegue la sua partecipazione alle manifestazioni nazionali: nel 1931 espone alla Quadriennale di Roma tre disegni, Testa di donna, due Figure, e un Medagliere, acquistato dalla Galleria d’Arte Moderna Mussolini. L’anno successivo è presente alla Sindacale fascista del Lazio con due sculture Madonna e S.M. il Re; nel 1932 prende parte anche alla Biennale di Venezia con dieci opere tra cui Minatore, Silvano, Fecondità, Diana, Ercole e l’idra, Sancto Secundo e Vittoria, da cui emerge un naturalismo ricco di riferimenti alla scultura ellenistica.

    Nel 1932 lavora alla sala per i Fasci italiani all’estero per la Mostra della Rivoluzione fascista per cui scolpisce i gruppi plastici La rivolta e La vittoria che poi saranno posti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna in occasione del riallestimento del 1937. Per tutti gli anni Trenta alterna commissioni pubbliche, a quelle private, e all’attività didattica. Infatti dal 1933 al 1936 insegna plastica alla Scuola d’Arte dell’Istituto romano di S. Michele. Dal 1933 l’artista è iscritto al partito fascista e si dedica quindi in questi anni alla realizzazione di incisioni, sculture e medaglie celebrative del regime.

    Tra produzione monumentale e piccoli bronzi: dal tratto rigido all’influenza liberty

    Nel 1938 esegue il Discobolo in riposo posto al Foro Italico e nel 1939 gli viene commissionato il grande fregio sul palazzo degli Uffici all’Eur. L’anno successivo realizza uno dei due gruppi dei Dioscuri per il Palazzo delle Civiltà, opera conclusa solo nel 1956 a casa della guerra e dei bombardamenti che ne hanno danneggiato una parte. Questi lavori sono maggiormente caratterizzati da tratti duri e spigolosi, mentre la produzione minore di piccoli bronzi che realizza contemporaneamente è stemperata da forme più morbide e dilatate, nei quali non si può non percepire l’influenza liberty ereditata da Duilio Cambelotti.

    Continua la sua attività espositiva: nel 1939 partecipa alla Terza Quadriennale di Roma con il bronzo Il vincitore; nel 1942 prende parte alla Sindacale fascista del Lazio con tre bronzi Battaglia-bassorilievo, Ritratto-medaglia e Ritratto; e nel 1943 espone alla Quarta Quadriennale romana altri tre lavori bronzei due Cavalli e un Davide.

    Nel dopoguerra affronta un periodo di difficoltà economica a causa del suo intenso coinvolgimento nel regime. Nel 1949 viene selezionato per il concorso per la realizzazione delle porte della Basilica di San Pietro, ma lavora sempre meno, soprattutto dopo il 1952, quando si manifestano i sintomi di una malattia che lo porterà alla paralisi della mano destra. Si spegne a Roma nel 1963.

    Emanuela Di Vivona

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