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Pittore
Raffaele Armenise
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Raffaele Armenise
Inizia a studiare pittura a Bari, sotto la guida di Nicola Zito. Vinto un concorso provinciale, riesce a trasferirsi a Napoli dove si perfeziona iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti. Segue i corsi di Domenico Morelli, di Federico Maldarelli e di Filippo Palizzi, ricevendo dunque una fondamentale influenza dalla scuola napoletana. Terminati gli studi, nel 1875 apre uno studio a Capodimonte, dove si dedica prevalentemente alla pittura di genere che gli procura un immediato successo di mercato.
Esordisce alla Promotrice napoletana del 1872 con il dipinto La cucina del villaggio e continua ad esporvi fino al 1880. Al 1875 risalgono Il favorito e Un pompeiano, al 1877 Uno scotto troppo caro e al 1878 Un agguato di bravi. Ma è del 1879 una della sue opere più conosciute, L’usuraio ebreo, ora appartenente alla Collezione del Banco di Napoli, e famosa per il suo attento e calligrafico realismo di ispirazione palizziana.
Dopo il matrimonio con una delle figlie della pittrice Leopoldina Zanetti, si trasferisce a Milano nel 1881 e qui inizia a lavorare presso lo stabilimento oleografico del suocero Borsino. Riproduce una serie di opere, ad esempio quelle di Raffaele Postiglione, attraverso la stampa oleografica e contemporaneamente collabora con alcune riviste, come “L’Illustrazione italiana” con disegni e illustrazioni. Nel frattempo, continua la sua attività espositiva sempre nel segno della pittura di genere: a Milano nel 1881 presenta Gli addormentati e Costume spagnolo, nel 1883 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma invia I compari di S. Giovanni e Chi è sazio non crede al digiuno. A Venezia, nel 1887 espone La birra, Il vino e La festa del paese.
Contemporaneamente, si dedica ad una serie di commissioni pubbliche: artista sperimentatore di varie tecniche, affresca villa Bernasconi a Mendrisio, vicino Milano, mentre nel 1898 viene chiamato a Bari per decorare, insieme a Pasquale Duretti, il teatro Petruzzelli. Realizza sul soffitto le allegorie della Musica, del Ballo e della Poesia, mentre ai lati i ritratti dei più importanti musicisti pugliesi. Tutt’intorno, sulla volta, una serie di soggetti mitologici.
Influenzato fino alla fine dal realismo della scuola napoletana e in particolare di Filippo Palizzi, si dedica fino agli anni Venti alla pittura di genere e a una serie di paesaggi dedicati alla Puglia. All’Esposizione di Milano del 1906 presenta Le grotte di Polignano e, molto più tardi, alla Biennale di Bari del 1924 espone un motivo estremamente simile, Ponte vecchio a Polignano, indice della sua espressione non eccessivamente originale o foriera di cambiamenti, nel corso degli anni.
Tra le sue opere ricordiamo: Un’ora di quiete, Ricordo dell’Adriatico, Infanzia e buon cuore, La nota troppo cara!, La prova del veleno, Una grossa risata, Per un filtro d’amore, Questua festosa.
Elena lago
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