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Pittore

Remo Branca


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Remo Branca

( Sassari 1897 - Roma 1988 )

Pittore

    Remo Branca

    Remo Branca nasce a Sassari nel 1897. Laureato in Giurisprudenza nel 1921 per volere della famiglia, si avvicina all’arte da autodidatta, per poi intraprendere gli studi artistici conseguendo il diploma alla Scuola di Belle Arti a Firenze nel 1927. Uomo di profonda cultura ottiene anche una seconda laurea in Lettere nel 1936.

    Il racconto delle tradizioni sarde

    L’artista, come Giuseppe Biasi Da Teulada e Mossa de Murtas, ha il desiderio di raccontare la sua terra, la sua gente e le sue tradizioni, e nel 1923 si reca ad Orani, comune nell’entroterra sardo, per osservare le ultime testimonianze di vita agro-pastorale, prossime a scomparire a causa dell’avanzare del progresso.

    Nel 1925 si trasferisce ad Iglesias per sfuggire al rigore del regime fascista di Sassari, contro cui esprime il suo dissenso in un articolo sul giornale “Libertà”, di cui era direttore. Dimora nel paese sardo per circa un decennio, e qui fonda una Scuola d’arte decorativa, insegnando incisione. Infatti l’artista è abile sia nella pittura ad olio, che nella scultura ii legno, ma soprattutto nella xilografia. 

    Espone proprio una xilografia alla Biennale di Venezia del 1928 dal titolo L’arco della pace; nel 1933 partecipa alla Mostra del Sindacato fascista tenutasi a Cagliari con tre oli Ragazza d’Orgosolo, Paese e Autoritratto; e l’anno successivo è a Venezia alla Biennale presentando le due xilografie Pastorello d’Oliena e Sardegna.

    La xilografia realista

    Nel 1932 vince la medaglia d’oro al Concorso Regina proprio per la sezione xilografia. L’artista si fa interprete di un’arte realista, le sue incisioni infatti sono studiate e accurate come fotografie, colpiscono gli sguardi intensi dei personaggi e la morbidezza degli abiti.

    Nel 1935 prende parte alla Mostra del Sindacato fascista di Nuoro con tre dipinti ad olio Figura d’Orgosolo, Chiesetta di Barbagia, Sole di marzo e cinque xilografie Pastorello, Ragazze di Orgosolo, Battaglia sul Carso, Sardegna e Primavera. L’anno seguente è nuovamente invitato alla Biennale di Venezia ed espone due xilografie L’ulivo e Il torchio. Nel 1938 partecipa all’Esposizione di Arte Italiana Contemporanea che si tiene a Berna con l’incisione Baronia fiorita, e nel 1943 è presente alla Quarta Quadriennale di Roma con l’incisione Fratelli di Gallura.

    Vota la maggior parte della sua attività all’arte della xilografia e redige una trilogia davvero importante su questa tematica: nel 1965 scrive La xilografia in Sardegna, due anni dopo redige il Breviario di Xilografia e nel 1973 scrive Corpus Sardoum Incisorum.

    L’attività di giornalismo e la teorizzazione di un’arte regionale sarda

    Nel corso della sua carriera si dedica anche all’insegnamento, è infatti titolare della cattedra di disegno e storia dell’arte al Liceo Scientifico Asproni di Iglesia, di cui diviene persino preside, e poi insegna a Nuoro e Novara.

    Durante il suo lavoro si occupa inoltre di giornalismo e critica d’arte: sin dagli anni giovanili collabora con il “Giornalino della Domenica”, “Sardegna Nova”, “Il Nuraghe” e dal 1968 al 1978 dirige la rivista “Frontiera” che si interessa di arte e letteratura, pubblicando soprattutto i lavori di molti artisti suoi conterranei. Nei suoi scritti infatti difende e teorizza i lineamenti di una vera e propria scuola di arte incisoria sarda. Trascorre poi gli ultimi anni a Roma e qui si spegne nel 1988.

     

    Emanuela Di Vivona

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