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Scultore
Silvestro Barberini
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Silvestro Barberini
Silvestro Barberini nasce a Modena nel 1854. Insieme ai coetanei pittori Eugenio Zampighi (1859-1944) e Gaetano Bellei (1857-1922), è considerato l’artista che maggiormente ha tentato di proporre la via del verismo a Modena, sfidando l’Accademia, le giurie e i collezionisti ancora molto legati a un’idea di arte tradizionale e provinciale.
Se Zampighi e Bellei hanno operato in maniera decisamente più mitigata nel campo della pittura, Silvestro Barberini si è subito distinto nel terreno della scultura, raggiungendo il culmine della sperimentazione negli anni Ottanta dell’Ottocento.
Nel 1881, per il saggio di pensionato dell’Accademia, decide di presentare il gruppo Delirium tremens, che viene aspramente criticato dalla commissione per il crudo realismo che si allontana dal bello ideale dell’arte antica. Ciononostante, proseguendo sulla strada del verismo, forse leggermente mitigato da altre influenze negli anni della maturità, Silvestro Barberini raggiunge un eccezionale successo nell’area modenese fino al primo decennio del Novecento.
Occupandosi soprattutto di scultura cimiteriale, Silvestro Barberini apre la ditta “Barberini sculture e marmi”, lavorando prevalentemente nel cimitero di San Cataldo e adeguandosi di volta in volta alle esigenze della commissione pubblica o privata.
Se nelle prime opere, come detto, si riscontra un verismo a tratti crudo, come si nota nella Tomba Agazzotti del 1884, giunge poi ad un decorativismo di stampo liberty alle soglie del Novecento, ben visibile nella tomba Raisini del 1904. Le opere di inizio secolo sono contraddistinte da uno spiccato eclettismo che si riempie sia di un carattere neobarocco, sia di riferimenti alla scultura rinascimentale e medievale, di ci aveva diversi esempi nel Duomo di Modena.
Nel frattempo, Silvestro Barberini partecipa a diverse esposizioni nazionali, tra cui quella di Bologna del 1888 in cui ripropone il gruppo Delirium tremens, insieme al busto in terracotta Claudius. Nel 1892 prende parte all’Esposizione Nazionale di Firenze con Crepuscolo, Primavera e Dal vero, opera esposta anche alla Nazionale di Palermo dello stesso anno.
Come accennato, il primo Novecento è tutto caratterizzato da memorie antiche rese attraverso il filtro della decorazione e del linearismo liberty, che si ritrova anche nell’Ofelia e nella coppia formata dal Ragazzo e la ragazza vestiti all’antica, due terrecotte eseguite nel 1900, in cui la materia vibrante e a tratti scabra si divide tra il verismo della posa e l’eleganza sfiziosa degli atteggiamenti e dei piccoli dettagli, elementi che si riscontrano anche nella produzione cimiteriale.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.