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Pittore
Traiano Chitarin
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Traiano Chitarin
Traiano Chitarin nasce a Venezia nel 1864. Dopo gli studi classici, intorno ai vent’anni, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura, frequentando l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Esordisce alla Mostra Nazionale di Venezia del 1887 con Mattina grigia, dipinto che fa subito intendere il suo indirizzo stilistico: il paesaggio, velato da un sentimento di evocazione e malinconia, viene modulato attraverso note di colore tenue ed evanescente.
La laguna e la montagna veneta vengono interpretate da Traiano Chitarin attraverso un’accezione elegiaca della veduta che deriva certamente dal paesaggio lirico di Guglielmo Ciardi, rielaborata attraverso il linguaggio del secondo Ottocento. Lo spirito contemplativo ed inquieto del pittore si sprigiona attraverso una tecnica sciolta e varia, che attraversa diverse fasi. Dai piccoli tocchi mossi, vibranti e luminosi, che lo accomunano ai pittori piemontesi della Scuola di Rivara e a Fontanesi, passa spesso alla tecnica divisionista che invece lo avvicina ad uno dei suoi pittori più cari, Vittore Grubicy de Dragon.
Presente regolarmente alla Biennale di Venezia, vi espone dal 1897 al 1930, partendo da un delicato verismo melanconico, passando per brani di divisionismo impeccabile ed emozionante ed arrivando ad un paesaggismo venato di simbolismo nel corso del Novecento.
I titoli dei suoi dipinti riflettono il carattere elegiaco del suo intento pittorico, così come si nota sin dalle due prime opere esposte alla Biennale del 1897, Pace alpestre e Mattino brumale. Seguono poi Melanconia, Fuochi del vespero ed Iride dell’edizione successiva.
Dolce solitudine, Momento elegiaco e La festa del tramonto compaiono alla Biennale del 1901 e nel 1906 è presente alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione con tre dipinti, Autunno, Novembre e Notturno, dalle forti notazioni temporali che lo avvicinano alle modalità esecutive e liriche della Scuola di Barbizon, nonostante sia una artista del primo Novecento.
Il giorno declina compare alla Biennale del 1909, Neve, Tramonto e Nebbia a quella del 1910. Continua ad esporre anche per tutti gli anni Venti presso la rassegna lagunare, rimanendo sempre fermamente legato ad un’idea di paesaggio ricco di suggestioni poetiche e di note personali, trasmesse da un cromatismo sintetico, costituito da piccoli tocchi delicati e luminosi.
Il sentimento lirico è il trait d’union tra i paesaggi naturalisti e quelli divisionisti, come la Giuliva alba al monte grappa, della Biennale del 1924, dipinto dalle reminiscenze pellizziane, in cui la luce assume un valore simbolico, così come in Luci vespertine della Biennale successiva.
Ultima fatica che corona la carriera di Traiano Chitarin è la mostra alla Galleria Pesaro di Milano del 1927, dove compaiono le sue opere più significative, tra cui Solitudine, Notturno invernale, Impressione di bosco, Lago di Fedaja. Crepuscolo invernale e Tramonto sul Piave vengono esposte alla sua ultima Biennale del 1930. Muore a Venezia nel 1935.
Elena Lago
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