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Tranquillo Cremona
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Tranquillo Cremona
Nato in Pavia nel 1837 dalle seconde nozze di Gaudenzio Cremona, a Pavia egli aveva frequentato la Scuola di pittura del bergamasco Giacomo Trécourt maestro anche dell’acceso Faruffini dal quale poi nella Tradita, nelle Tombe di Giulietta, nel Marco Polo egli trasse tanti insegnamenti, e intimo compagno del Piccio.
In Giovanni Carnevali detto il Piccio, bisogna finalmente vedere il vero antecessore del Cremona nello studio dell’aria ambiente, nella ricerca dell’unità d’intonazione e d’illuminazione d’un quadro intorno a pochi punti e a pochi colori in chiara luce, nella soppressione dei contorni taglienti per sfumare con delicatezza di rilievo i passaggi di colore d’una figura o d’un oggetto sul suo fondo.
Non so se il Cremona conobbe personalmente il Piccio che a Milano ebbe casa dal 1836 fino al 1873 quando s’annegò a Cremona nel Po; certo di quadri di lui, e presso il Trécourt e nelle pubbliche mostre, ebbe occasione di vederne molti. Ma i suoi padri più gloriosi, il Cremona li trovò a Venezia dove venne nel 1852 presso il fratello, avvocato Giuseppe Cremona, dove rimase finche il 1859 consigliò anche a lui di partire per la liberata Milano, e dove ebbe all’Accademia maestri come il Grigoletti e il Molmenti che fu anche il liberale maestro del Favretto.
Questi suoi padri gloriosi furono i grandi veneziani, dal Carpaccio la cui corretta eleganza si ritrova nei suoi disegni di allora, a Tiziano del quale ripete docilmente la gamma cromatica, dai bianchi dorati ai rossi, ai verdi, ai turchini profondi, imitando anche la patina data dal tempo.
Quel che per secoli è stato detto colore veneziano, è proprio il colore dei suoi quadri più maturi e più insigni, dell’Edera, dei Cuginetti, del Figlio dell’amore dell’Amore Materno. L’innovatore rivoluzionario, dicevano, e incomprensibile si riuniva così, meglio di tutti gli Hayez delle accademie, alla grande tradizione. Ce ne accorgiamo adesso.
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