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Pittore
Ugo Martelli
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Ugo Martelli
Ugo Martelli nasce a Ferrara nel 1881, città in cui avviene la sua prima formazione pittorica. Nei primi anni del Novecento, attirato dalle nuove tendenze pittoriche, si sposta a Milano per frequentare l’Accademia di Brera. I suoi primi dipinti sono fortemente permeati dalla vena simbolista, che risente dell’influenza di pittori nordici come Böcklin, di cui Martelli riprende le atmosfere silenziose e allegoriche.
Tra le prime opere compare Satiri in una pineta del 1906, in cui mito, mistero e poesia si uniscono alla descrizione di un paesaggio naturalistico, anch’esso velato di note personali e liriche. In questi anni, e almeno fino alla sua prima personale del 1912 tenutasi alla Famiglia Artistica di Milano, il pittore ferrarese si dedica quasi esclusivamente alla rappresentazione degli alberi, circondati da atmosfere enigmatiche, spesso notturni, in cui traspare sempre più la vena simbolista.
Al 1912 risale anche la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia con il dipinto Sera di marzo, mentre Alberi solitari compare all’edizione del 1914. In questi anni, Ugo Martelli affianca le tematiche simboliste ad un Divisionismo molto personale, affine al linguaggio di Gaetano Previati, carico di sensazioni crepuscolari. Il colore diviso si presenta particolarmente pulviscolare nella resa dell’atmosfera, mentre nella rappresentazione di paesaggi e figure assume forma di filamenti o di tratti allungati, che contribuiscono a dare all’immagine un senso di sospensione emotiva.
Alla Permanente di Milano del 1918 presenta Fiori, La nube e Sera, mentre l’anno successivo tiene una personale alla Galleria Pesaro di Milano, insieme ad Arrigo Minerbi. In questa occasione presenta ben cinquantacinque opere, tra cui l’enigmatico La luce bacia l’ombra, Il calvario della maternità, Dante e Beatrice, Raggi lunari, La quercia, Pioggia e sole, Meriggio e La raccolta delle mele. Sono poi da segnalare anche alcune opere ispirate al tragico terremoto di Avezzano del 1915, tra cui L’Abruzzo, Lago dell’Abruzzo e Paese dell’Abruzzo.
Carlo Bozzi, autore del testo in catalogo, scrive del pittore: «Basterà notare in ogni quadro la sicurezza della trovata, la perspicuità dell’espressione (si intende per chi abbia animo che accompagni occhi che vedano) e, quanto alla forma, la felice funzione decorativa che in maggiori dimensioni diverrebbe monumentale; l’equilibrio del taglio; il contributo dei ritmi delle figure e dei profili del paesaggio; le ricorrenze e i richiami delle linee da un quadro all’altro; il tono – base o l’accordo e i contrasti che fanno valere la varietà delle luci; le trasparenti profondità eteree e la sobria indicazione della opacità della materia…».
Pur rimanendo fedele alla resa quasi opalina della materia pittorica, Martelli, con l’arrivo degli anni Venti, abbandona il Divisionismo per approdare a un formalismo che risente del ritorno all’ordine. La sintesi dei volumi, resa attraverso un cromatismo equilibrato e sobrio, si riscontra già nelle sette opere presentate alla Biennale di Venezia del 1922, tra cui spiccano Le tre Marie, Il pane, La terra e L’acqua. Il contatto con lo scrittore Corrado Govoni, che gli dedica il libro Ugo Martelli, ossia il primo incontro dell’uomo del bosco, fa rientrare il pittore a contatto con Ferrara. Si occupa delle illustrazioni del Libro del bambino: l’arcobaleno di Govoni, in cui affronta un decorativismo che richiama memorie espressioniste.
La mostra alla Galleria Pesaro del 1919 aveva permesso a Martelli di entrare in contatto con i coniugi Fogliata, che diventano tra i suoi principali collezionisti. Gli commissionano, infatti, anche la decorazione della loro villa di Sirmione sul lago di Garda. In questa vera e propria opera d’arte totale, l’artista non solo esegue affreschi sulle pareti che ritraggono scorci del lago di Garda, ma progetta anche l’arredamento. Nonostante siano rimaste solo testimonianze fotografiche di questa impresa, è possibile notare come Ugo Martelli abbia raggiunto il vertice della commistione tra toni simbolisti e secessionisti, senza escludere riferimenti ai cicli rinascimentali. Muore a soli quarant’anni, nel 1921, a Desenzano del Garda, dopo un incidente.
Elena Lago
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