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Pittore
Umberto Coromaldi
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Umberto Coromaldi
Umberto Coromaldi nasce a Roma nel 1870 e riceve i primi insegnamenti dal patrigno Filippo Indoni, acquarellista. Quest’ultimo, notate le doti del figliastro, lo iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove segue i corsi di Filippo Prosperi. Esordisce all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma con Ritratto e Racconto allegro, dipinti ancora acerbi che comunque anticipano l’indirizzo di Coromaldi e la predilezione per vivaci scene di genere tratte dalla quotidianità.
Nel 1894 alla Società degli Amatori e Cultori presenta Ritorno dei naufraghi, opera che gli permette di vincere il pensionato artistico e di effettuare una serie di viaggi di studio in Europa. Il successivo passo verso la maturazione artistica avviene con la frequentazione dello studio di Antonio Mancini, da cui trae la predilezione per una tavolozza più accesa e variegata e la capacità di rendere le scene rappresentate energiche, vive.
I temi sono quelli della realtà, ambientati in interni domestici, in scenari popolari e agresti, sempre trattati con una limpida attenzione al vero. Partecipa all’Esposizione fiorentina del 1901 con Nella birreria e Tristezza, mentre a Roma, nello stesso anno espone Il pecoraio e Scena campestre. Nel 1903 prende parte alla Biennale di Venezia con La vela e Lo specchio e la donna e a quella del 1905 con Primi successi e Nella solitudine. Essendo versato nella tecnica dell’acquarello, sempre nel 1905, entra a far parte della Società degli Acquarellisti di Roma, esponendo alle loro rassegne fino al 1915.
Nel primo decennio del Novecento, cresce in Coromaldi una sensibilità tutta particolare per il paesaggio della campagna romana, come si nota dalle tele che espone a Milano nel 1906: La nutrice – Monte Sabino, Alla fontana – sui Monti Sabini, Gli amici – Monti Sabini e Frattaroli. Scene di genere, molto intime e trattate con una certa poesia, data anche dai felici accostamenti cromatici, compaiono alla Biennale del 1907, con Ninna nanna, Il figlio e Nella capanna.
Il tema della fatica, del lavoro dei campi, colti con una vena evocativa, melanconica, ma strettamente legata al dato reale ritorna in tutta la produzione dedicata agli studi sul paesaggio. Non è un caso che proprio all’inizio del Novecento, con il soprannome di “Cefalo” entri nel gruppo dei XXV della Campagna romana.
L’ovile in montagna compare all’Esposizione Nazionale di Roma del 1911, in cui Coromaldi si occupa anche della decorazione del Padiglione della Pesca con emblemi appunto legati alla pesca. Le partecipazioni alla Biennale veneziana sono costanti: nel 1912 espone Sulla strada della fonte, nel 1920 Estate e Bianco e nero, nel 1922 Alla mangiatoia e All’ovile e infine nel 1924 Ore di pace e Armonie verdi.
Non sono da dimenticare le sue partecipazioni alle mostre della Secessione romana del 1913, ’14 e ’15, in cui presenta opere di grande impatto lirico come Ritorno dalla mietitura e Mattino d’estate. Continua a dipingere e partecipare a rassegne prevalentemente romane, fino agli anni Trenta, come la prima e la seconda Quadriennale di Roma, in cui espone Villaggio alpino, Bambina e La siesta nel pollaio. Dopo la sua nomina a presidente dell’Accademia di San Luca, muore a Roma nel 1948.
Elena Lago
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