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Pittore

Valentino Besarel


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Valentino Besarel

( Zoldo 1829 - Venezia 1902 )

Pittore

    Valentino Besarel

    Detto le scultore veneto conosciuto come artista unicamente sotto il nome di Besarel, nacque in Zoldo, provincia di Belluno, il di 29 luglio 1829, da padre artista di nome Giovanni Battista, e fu, tra gli altri suoi fratelli, l’unico che esclusivamente intendesse continuare l’artistica tradizione della famiglia.

    Dopo il sommo Andrea Brustolon, che lasciò stupende opere di scoltura in legno ed una lunga schiera d’allievi, de’ quali nessuno giunse mai all’altezza del maestro, si mise Valentino Besarel sulle traccie de’ suoi antenati e specialmente su quelle del suo bisavolo, che portava il medesimo suo nome di Valentino e che più degli altri in quell’arte si distinse.

    Il nostro Valentino Besarel fu da ragazzo mandato dal padre alle scuole, ma per ragioni economiche, pur troppo imperiose, egli poté frequentarle per soli tre mesi.

    Il prof. Fedrici di Belluno gli diè bensì qualche lezione di disegno, ma non potendo il giovinetto continuare a studiare, dovè adattarsi a fare il falegname ed il muratore fino all’età d’anni venti.

    Nel 1849, avendo l’architetto Giuseppe Segusini di Belluno (uomo altamente benemerito del suo paese) procurato al padre di Valentino l’addobbo e la decorazione della chiesa arcidiaconale di Agordo, questi riuscitovi con piena soddisfazione de’ committenti ne ricavò sufficiente guadagno per arrischiarsi di mandare suo figlio Valentino, il quale mostrava vero talento artistico, a studiare il disegno all’Accademia di Belle Arti di Venezia; ma, dopo soli tre anni, e sempre per ristrettezza di mezzi, dove il nostro Valentino, con sommo suo avvilimento e senz’aver terminata la sua artistica educazione, ritornare nel 1853 al suo paese.

    L’allogazione dei quattro Evangelisti pel Duomo di Belluno gl’infuse nuovo coraggio, e lavorando con somma assiduità e passione, senza ancora ricavarne il relativo compenso, non avea Valentino altra mira che l’arte stessa, onde torsi dall’umiltà delle ordinazioni e formarsi un nome.

    Nel 1860 egli ebbe varie buone allogazioni di grandi cornici a fogliami ed a putti veramente artistiche, ch’egli eseguì per un signore dell’Alta Trivigiana, una delle quali fece bella mostra di sè all’Esposizione di Parigi e figura (illustrata dal conte Finocchietti) nell’Annata II (1870) dell’Arte Italiana, benché eseguita circa sei anni prima.

    In quel medesimo anno (1860) il conte Francesso Miari di Belluno gli allogò il Tabernacolo per la chiesa di San Rocco e col guadagno fattovi poté Valentino Besarel portarsi nel 1860-61 a Firenze, accompagnato da suo fratello Francesco, il quale è sempre rimasto in appresso in sua compagnia e l’ha sempre aiutato e secondato in tutti i lavori, contentandosi di sostenere una parte secondaria.

    Ritornato nel 1861 a Belluno, ove, fra parentesi, dovè Valentino con grande sua amarezza convincersi della verità di quel tristo proverbio che nessuno è profeta nella sua patria, si fe’, la polizia austriaca a proporgli onori ed impieghi, ov’egli avesse voluto spedire a Vienna i suoi prodotti e gli venne presentato una specie di protocollo ove fu obbligato a firmarsi.

    Valentino però ne respinse con insistenza le onorifiche e lucrose offerte, essendo sua intenzione di rimanere italiano e di far onore alla propria sua patria.

    Le triste conseguenze di questo suo rifiuto non si fecero aspettare lungo tempo, perchè, funestato da persecuzioni e minacce, queste divennero più frequenti e più severe, allorquando i due fratelli, Valentino e Francesco Besarel, premiati nel 1861 a Firenze e riscossevi Lire 6000, qual prezzo dei loro lavori, erogarono questa somma a intiero vantaggio dell’emigrazione italiana.

    Malgrado questo bel successo, non cominciò ancora la sorte ad arridere ai laboriosi fratelli, perchè, per dieci almi consecutivi, cioè, fino al 1870, rimanendo essi a Belluno, ove avevano piantato un ampio studio, non ebbero che allogazioni di poca entità e dovettero lottare non solo con chi li avversava, invece che proteggerli e favorirli, ma anche col bisogno, che minacciava, per mancanza di commissioni, ridurli al primo loro mestiere di falegname e muratore, fu allora che entrambi i fratelli si decisero di abbandonare il loro paese e portarsi a Venezia, ove, per tre lunghissimi anni, dovè il nostro Valentino adattarsi a ricevere le ordinazioni di seconda mano e contentarsi di guadagni meschini.

    I lavori eseguiti a Venezia per allogazione del Principe di Galles e portati nel 1873 all’Esposizione di Vienna, dischiusero a Valentino Besarel un nuovo orizzonte, perchè gli diedero occasione di far conoscere tutto il suo artistico valore alle varie nazioni d’Europa e gli procurarono il vantaggio di numerose ed importanti ordinazioni.

    All’Esposizione di Vienna Valentino Besarel ricevè il Grande Diploma di onore, e fu fatto cavaliere dall’imperatore Francesco Giuseppe.

    Una simile onorificenza gli era stata già conferita dal nostro governo e gli venne resa più tardi dalla Regina d’Inghilterra.

    Nel 1878 gli venne decretata dalla Repubblica Francese la Medaglia d’oro, e gli fu mandato il brevetto di Cavaliere della Legion d’Onore.

    Dopo l’Esposizione di Vienna non vi fu Esposizione d’importanza, alla quale il cavaliere Valentino non mandasse suoi lavori, e dappertutto ottenne nuovi Diplomi di onore e nuove Medaglie d’oro.

    In mezzo alle ricevute distinzioni ed alle sempre crescenti allogagioni, dovè il cav. Valentino seriamente pensare di mettersi a punto di poter soddisfare i numerosi suo allogatori, e trasportatosi da una meschinissima casa in mezzo ad ortaglie in fondo alla quasi estrema Venezia, sul Canal Grande, in vicinanza del Palazzo Foscari ove fe’ acquisto di un vecchio, spazioso Palazzo, ch’egli stesso restaurò fin quasi dalle fondamenta, si munì di capacissimi artisti, quasi tutti educati da lui, e impiantò un vastissimo stabilimento, il quale diretto in tutto da lui, non eseguisce che opere disegnate e sorvegliate assiduamente dal maestro.

    Le cose più delicate e più fini le eseguisce o le ritocca egli stesso, malgrado la disgrazia accadutagli, cinque anni fa, di segarsi tre dita.

    Egli si è fatto fare i manichi degli scalpelli con certi incavi, che gli permettono di applicarvi le dita, che gli restarono della mano diritta in modo, da tenerli in mano con fermezza, ed ebbe l’onore di far vedere all’augusta nostra Regina in persona la maniera onde se ne serve, scolpendo sotto i suoi occhi la testina di un putto.

    Maravigliata, la Regina esclamò:

    «Caro Besarel, se non si vede, non si può credere»e andò via soddisfattissima.

    La scultura in legno non è la sola arte praticata dal cav. Besarel.

    Egli ha eseguito anche delle bellissime cose in marmo.

    Anzi devesi dire che le opere più importanti furono da lui scolpite in marmo, e qui sotto vedremo l’enumerazione delle principali di esse.

    Molte e veramente assai importanti furono le opere da lui eseguite in legno di qualunque sorte, ma una delle più importanti e più maravigliose, pel brevissimo tempo in cui venne eseguita, fu quella ordinatagli dai nostri augusti Sovrani l’anno 1888, due mesi prima dell’arrivo a Roma dell’Imperatore di Germania.

    Trattavasi di tutti i mobili della stanza del Quirinale, destinata al ricevimento dell’Imperatore suddetto che il cav. Besarel dovea eseguire dietro suo speciale disegno nel breve spazio di sessanta giorni.

    Il giorno stabilito tutto fu pronto, e la riescita del grandioso lavoro fu tanto degna di lode, che la Regina stessa pochi minuti prima che capitasse l’Imperatore, fece appositamente chiamare il cav. Besarel per esprimergli la piena sua soddisfazione e per dirgli che i mobili erano riusciti di tal bellezza e perfezione da accontentare tutti, anche le persone in quel ramo più intelligenti e più difficili a contentarsi.

    I principali allievi di Valentino Besarel furono: G. B. De Lotto, il quale lavora oggi in Venezia in studio suo particolare, Pietro Lazzaris e Luigi Chinol, che si sono traslocati stabilmente a Parigi, Luigi De Paoli, scultore in legno ed in marmo, ma più in marmo che in legno, che si è trasferito a Pordenone; Girolamo Bertot, che lavora in Venezia e molti altri di minor merito che sarebbe lungo l’enumerare.

    Tutti questi giovani scultori li tenne il cav. Valentino Besaral per molti anni in sua casa come fossero suoi figliuoli, perchè egli avea l’idea di formare del suo studio una specie di bottega ad uso dei pittori al tempo del Bellini, di Giorgione e del Tiziano.

    Il suo studio presente, a tutti accessibile, può chiamarsi un vasto Museo di begli oggetti d’intaglio e di scoltura in legno, ed è solo da deplorarsi che non vi siano nella città di Venezia sufficienti amatori di sì bell’arte per veder quel Museo di tanto in tanto cangiarsi e rinnovarsi.

    Facciamo ora seguire la nota dei principali lavori del cav. Valentino Besarel eseguiti dopo il 1870; pel signor G. Blech, ingegnere in callo delle ferrovie della Russia, “Ricche mobilie”; per S. A. R. il Principe di Galles, “Ricche cornici e candelabri”; per il generale russo Pietro Durnoff, “Ricche mobilie e due grandi camini uno in legno e l’altro in marmo”; per le loro Altezze Imperiali i Granduchi di Russia Sergio e Paolo, “Varie scolture in legno”; per S. A. R. ed Imp. Federico II di Prussia, “Varie scolture in legno”; per S. M. la Regina di Sassonia, “Varie scolture in legno”; per S. E. il conte Bobrinsk a villa Malta in Roma, un “Camino in marmo”; per l’avv. Antonio Borgogna di Vercelli, “L’apoteosi di S. M. Vittoria Emanuele II, da Novara a Roma”; per i RR. Padri Cappuccini di Pernambuco in America, “Grande bassorilievo storico” e due statue: “San Francesco” e “Sant’Antonio” in marmo di Carrara; per il Comitato di Zoldo (Prov. di Belluno), “Monumento allo scultore Andrea Brustolon”; per la contessa Pisani, a Vescovana (Prov. di Padova), “Statua monumentale di Almorò III Pisani”; per l’ingegnere Carlo Bulso, “Monumentino per la figlia, nel Cimitero di Chioggia”; un “Grande Tavolo per le gioie di S. M. la Regia d’Italia”: per la chiesa delle Grazie d’Este, “Quattro statue in pietra”; per la chiesa di Conselve (Prov. di Padova), “Quattro grandi statue rappresentanti i quattro Evangelisti”; per la signora Segato di Belluno, “Monumentino pel defunto marito nel Cimitero di Belluno”; per il sig. Antonio Tèry, di Parigi, “Ricche mobilie” che in parte figurano alla presente Esposizione di Parigi (1889).

    Oltre le Opere qui contro segnate, fece il cav. Valentino Besarel un gran numero di cornici a frutti e fogliami di tutte le forme e grandezze, e di Candelabri grandi e Putti intrecciati; molti busti (ritratti) tanto in legno che in marmo, molti mobili di bel disegno, sempre variato e sempre intermisto di bei putti in tutti i più vaghi e simpatici atteggiamenti.

     

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