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Vincenzo Acquaviva


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Vincenzo Acquaviva

( Foggia 1832 - Napoli 1902 )

Pittore

    Vincenzo Acquaviva

    Pittore della Capitanata, spirito molto indipendente, pittore coscienzioso, lavoratore indefesso nato nel 1832 a Foggia.

    Di sette anni fu messo a studiare col maestro Domenico Caldara; l’anno seguente, essendo il Caldara partito per Napoli, il fanciullo continuò a studiare da sè in Foggia l’arte come meglio poteva; nel marzo 1848, potè finalmente entrare nell’Istituto di Belle Arti di Napoli, ove studiò indefessamente, tanto da vincere il premio del colorito, e meritare di venire ammesso nello studio del pittore Altamura.

    Fece allora una bella copia dell'”Abele” del suo maestro Caldara, e la donò al suo comune di Foggia, che gli regalò mille Lire e gli assegnò una piccola pensione provvisoria, finchè la Provincia non gli ebbe concessa la pensione di quarantadue Lire mensili per sei anni.

    Allora il giovine Acquaviva raddoppiò il proprio zelo, vinse il premio nella seconda classe di pittura giudicato dal Guerra e dal Biarinelli, ed eseguì alcuni buoni ritratti, tra gli altri, quello di “San Marco”.

    Nel settembre 1856 la pensione finiva e la miseria stringeva; allora l’Acquaviva lavorò senza posa per cinque mesi al suo “Illuminato”, destinato alla propria Provincia; il dicembre fu assai rigido; egli aveva bisogno d’un modello ignudo; lo studio era freddissimo; la neve cadeva; il modello non voleva persuadersi a spogliarsi; l’Acquaviva si spoglia egli primo, e dipinge nudo per parecchie ore di un rigido dicembre per far coraggio al proprio modello; il suo saggio è finito, ma, appena ha terminato, si sviene e cade a terra, raccolto dalla propria madre.

    Nell’anno 1864, aperse con altri compagni nella sua dimora a Santa Lucia uno studio ove veniva il Palizzi a consigliare e dirigere; il giorno si dipingeva; la sera si facevano studi dal nudo.

    Intanto l’Acquaviva aveva mandata all’Esposizione nazionale di Firenze la sua “Preghiera” che ebbe molto incontro e fu venduta; eseguiva molti ritratti, tra i quali fu molto ammirato quello del “commendatore Minervini”; per consiglio del Morelli e del Palazzi, dipingeva ed esponeva un “Salvator Rosa” che passò tuttavia inosservato; pochi anni dopo, invece, mandava all’Esposizione di Utrecht in Olanda il quadro: “Il carattere delle donne italiane”, che veniva premiato con medaglia d’oro di prima classe.

    Dall’anno 1877 fino ad ora ha solamente eseguito ritratti, sparsi a Napoli, a Roma, Bari, Foggia, Cervaro; egli crede che il far quadri di proprio genio ed alla ventura, senza averne ricevuto commissione, obblighi l’artista a perdere una parte del suo decoro, nella briga che deve poi darsi per collocarlo; quindi preferisce una gloria più modesta, ma esposta a minori pericoli.

    Tra i suoi ritratti, oltre quello già citato del “Minervini”, furono molto lodati i ritratti del “Cardinal Vicario Monaco La Valletta”, dell'”onorevole Tondi”, del “conte Michele Pironti” e della “signora Correnti”.

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