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Pittore

Vincenzo Cabianca


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Vincenzo Cabianca

( Verona 1827 - Roma 1902 )

Pittore

    Vincenzo Cabianca

    Vincenzo Cabianca nasce a Verona nel 1827, città in cui avviene anche la sua formazione, presso l’Accademia Cignaroli, dove è allievo di Giovanni Caliari. Inizialmente viene influenzato dai modi del maestro, specializzato in soggetti sacri e fedele ad un purismo aggiornato alle esigenze della committenza locale. Contemporaneamente, il giovane pittore si interessa al revival storico medievale, come conferma il ritrovamento di alcuni taccuini degli anni veronesi che contengono schizzi e studi di architetture gotiche sull’esempio di John Ruskin. Nel 1846, si trasferisce a Venezia per perfezionarsi in Accademia, ma rimane soprattutto affascinato dalle composizioni ampie ed ariose del Settecento e dalla pittura di genere che inizia a praticare proprio intorno agli anni Quaranta e Cinquanta, insieme alla tematica religiosa. Tra le primissime prove di Cabianca emerge, infatti, una Sant’Eufemia del 1851 che fornisce una testimonianza evidente della sua inziale adesione alla pittura accademica nell’esecuzione di soggetti sacri.

    Coinvolto nei moti risorgimentali, nel 1848 è costretto a fuggire da Venezia, spostandosi a Bologna, dove partecipa alla guerra di Indipendenza, subendo anche l’arresto e la prigionia nel 1849. Dopo essere stato liberato, soggiorna per qualche tempo a Milano, dove raccoglie l’influenza della poetica induniana, e poi rientra a Verona.

    Il trasferimento a Firenze: la pittura di Macchia

    Nel 1853, Vincenzo Cabianca raggiunge la città che sarà fondamentale per la sua maturazione stilistica: Firenze. Conosce Telemaco Signorini ed Odoardo Borrani, con cui frequenta prima il Caffè dell’Onore e poi il Caffè Michelangelo, luogo di nascita della pittura di macchia. Piano piano, infatti, si forma il gruppo che, composto da Serafino De Tivoli, Raffaello Sernesi, Adriano Cecioni, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Giuseppe Abbati e Silvestro Lega dà vita al rinnovamento della pittura italiana a partire dalla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento.

    Effetti di luce studiati dal vero, la purezza degli accostamenti cromatici e l’assenza del disegno in suggestive immagini sorrette da un colore pieno e costruttivo, spontaneo e veloce, contraddistinguono gli artisti macchiaioli, tutti provenienti da contesti culturali molto diversificati, ma accomunati dalla fede risorgimentale e dalla volontà espressiva di un forte cambiamento nella pittura di paesaggio.

    Intimi interni domestici e suggestivi effetti di luce en plein air

    Il rapporto luce-colore interessa immediatamente Vincenzo Cabianca, che esordisce alla Promotrice fiorentina del 1854 con alcuni Ritratti e continua negli anni successivi, esponendovi soprattutto piccole scene di genere come Una confidenza e L’invalido che racconta le sue passate glorie. Anche se i soggetti di genere e la pittura di storia (si ricordi ad esempio la tela del 1860 Il giovanetto Goldoni nel suo viaggio fra i comici) continuano a comparire per diverso tempo alle esposizioni, è dall’inizio degli anni Sessanta che Vincenzo Cabianca, tra i suoi compagni, si contraddistingue per la scelta di una equilibrata e serena pittura d’interni o per intimi paesaggi rischiarati dai forti contrasti luministici degli “effetti di sole” e da intense ed emozionanti porzioni di colore che si incastrano con soluzioni ardite e allo stesso tempo gradevolissime. Ne sono esempio Al cader del sole e La piccola mandriana dell’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861, Chiostro nella chiesa di San Zeno a Verona della Promotrice di Genova del 1867, Prove di recitazione dello stesso anno, La pensierosa. Tutte opere che contengono una mestizia privata e malinconica, piccole meditazioni silenziose e preziose in cui la luce è la protagonista indiscussa, che sia in un interno domestico o in una dimensione campestre.

    Tra Castiglioncello e Roma

    In questi anni, si reca, soprattutto insieme a Cristiano Banti, nella campagna di Piantavigne e Montemurlo per lunghe sessioni di pittura en plein air. Alcune delle opere più profonde e importanti di Cabianca nascono proprio da questi momenti, come Le monache, Portatrici d’acqua, Il nonno, Filatrici in Toscana, Al sole e L’attesa. Dopo aver partecipato con regolarità a tutte le Promotrici fiorentine e alle Mostre Nazionali più importanti, prende parte alla I Biennale di Venezia del 1895 con Nel cortile del convento e Canale della Madonna dell’Orto, frutto dei ripetuti soggiorni a Castiglioncello nella casa di Diego Martelli negli anni Ottanta. Nonostante una progressiva paralisi, è presente ad altre due edizioni della Biennale con opere come All’ombra del presbiterio e Caligo. Muore a Roma nel 1902, dopo essersi unito, negli anni Ottanta e Novanta all’ambiente simbolista di Nino Costa e di In Arte Libertas, partecipando anche alla creazione delle illustrazioni per l’Isaotta Guttadauro di D’Annunzio nel 1886.

    Elena Lago

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    Opere di Vincenzo Cabianca


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