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Pittore
Vincenzo Capobianchi
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Vincenzo Capobianchi
Vincenzo Capobianchi nasce a Roma nel 1836. Figlio di un antiquario di via del Babuino, cresce tra pezzi antichi, statue, dipinti, monete: un gabinetto di curiosità, un ambiente vivace che lo spinge subito a manifestare il suo talento pittorico. Allievo di Tommaso Minardi all’Accademia di San Luca, si distacca quasi immediatamente dal modello purista, grazie all’avvicinamento alla colonia di artisti spagnoli a Roma.
Conservando per sempre la passione per le antichità, Vincenzo Capobianchi inizia a condividere questa sua caratteristica con il quasi coetaneo pittore spagnolo Mariano Fortuny, che incontra negli anni Sessanta e che si rivela una figura chiave per i suoi sviluppi stilistici. Infatti, il pittore romano, da lui acquisisce immediatamente la freschezza compositiva e la straordinaria profusione di variazioni di colore, costruita attraverso preziosi tocchi ricchi di luce.
Il legame tra i due artisti è testimoniato dall’ormai famoso episodio dell’acquisto, da parte di Vincenzo Capobianchi, del dipinto Amateur d’estampes di Fortuny, poi venduto ad Adolphe Goupil. Proprio tramite il mercante d’arte parigino, l’artista romano riesce a raggiungere i vertici del mercato europeo, nonostante sia stata rinomata la sua lentezza esecutiva, che gli permetteva di concludere solamente pochi dipinti all’anno.
In effetti sono esigue le opere che ci sono pervenute dell’artista, che dopo gli anni Novanta, smette di dipingere per dedicarsi completamente al commercio e allo studio delle monete antiche, comparendo, peraltro, tra i membri della Società Numismatica Italiana, a partire dal 1892.
Ad ogni modo, del pittore veniva lodata l’esattezza del disegno e la pastosità del colore, qualità che si notano nei suoi dipinti più significativi, tutti legati al mondo delle antichità, a ricostruzioni dell’epoca classica, a contemporanee scene di genere e a languidi ritratti muliebri, come il Ritratto della baronessa de Rotschild.
Tra di essi vi sono Le salon Rotschild à Paris e Il venditore d’antichità, dipinto che ha segnato il primo verso successo di Vincenzo Capobianchi. Unisce due tematiche tipiche della pittura di genere del secondo Ottocento, la ricostruzione neo pompeiana e il motivo del mercante d’arte e di pezzi antichi, entrambe molto in voga nel mercato internazionale, come si nota anche da opere di Ettore Forti, Gerolamo Induno, Giovanni Muzzioli, fino a giungere alla massima espressione del genere con Alma-Tadema.
Il Venditore di antichità è un chiaro esercizio di stile, un abile e sapiente pretesto pittorico, un’occasione per dimostrare la connoisseurship antiquaria dell’artista, figlio di mercante d’arte, a cui fa un curioso accenno la scimmia in primo piano, che forse simboleggia via del Babuino. I pezzi antichi, dalle maschere teatrali, alle anfore, ai vasi, alle statuette, al tappeto egiziano sono tutti riferimenti a opere realmente esistenti e oggi conservate in musei di tutto il mondo, come è stato evidenziato in uno studio di François de Callataÿ. La conoscenza antiquaria e numismatica di Capobianchi si protrae fino ai primi decenni del Novecento, tenendo aperto il negozio paterno, punto di riferimento per collezionisti ed artisti come Attilio Simonetti, anch’egli esperto e finissimo artista-antiquario della vicina via Margutta.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.