Hermann Corrodi (1844 – 1905). L’Italia e l’Oriente. Incanto e suggestioni di un viaggiatore dell’Ottocento


    10 novembre – 1 dicembre 2016

    Data: 17/10/2016

    Sede espositiva: Galleria Berardi
    Organizzazione: Galleria Berardi – A cura di Teresa Sacchi Lodispoto e di Sabrina Spinazzè
    Evento: Hermann Corrodi (1844 – 1905). L’Italia e l’Oriente. Incanto e suggestioni di un viaggiatore dell’Ottocento

    A cura di Teresa Sacchi Lodispoto e di Sabrina Spinazzè

    Prolifico interprete di quella lunga tradizione che da Poussin e Lorraine e dal vedutismo settecentesco conduce alla grande stagione del paesaggismo romano dell’Ottocento, Hermann Corrodi fu artista di vocazione mondana e internazionale, apprezzato dalle famiglie regnanti del suo tempo.

    Per la prima volta dalla sua morte, la Galleria Berardi dedica all’artista una mostra in cui sono esposte una serie di opere esemplificative dei temi cardine della sua ricca produzione: dalla profonda suggestione della grandiosità delle rovine contro i cieli drammatici della capitale, alle magie d’oriente, alla potente visione della Basilica della Salute a Venezia sullo sfondo di un cielo notturno gravido di nubi, all’ampio respiro prospettico della limpidissima veduta del Vesuvio da San Giorgio a Cremano.

    Accompagna l’esposizione la prima monografia di Corrodi, a cura di Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzè, corredata da un ricco apparato iconografico e informazioni bibliografiche inedite, con testo in lingua inglese e italiana da cui emerge un’originale figura di artista viaggiatore e instancabile promotore di se stesso. Figlio di Salomon, raffinato paesaggista svizzero trasferitosi a Roma nel 1832, mantiene tutta la vita la sua residenza nella città eterna, cui lo lega un rapporto più affettivo che professionale. Le sue solari, luminose e scenografiche vedute dell’Italia e dell’Oriente sono esposte, infatti, a Berlino, Londra, Parigi, Chicago e Melbourne.

    Numerosi sono i soggiorni a Londra e durante la stagione estiva a Baden-Banden e Hombrug, dove i suoi studi erano visitati dalla nobiltà europea e dalla ricca borghesia americana. Il magistero di Calame e la sensibilità romantica-simbolista dei Deutschrömer sono alla base di quella che sarà la cifra caratterizzante di tutta la sua produzione: l’avvincente regia compositiva fondata su straordinarie orchestrazioni luministiche e trasparenze atmosferiche, capaci di rendere irresistibili e struggenti tutte le sue composizioni da Occidente a Oriente. Vedute realistiche e nel contempo filtrate da una sensibilità nordica, capace di amplificare con esiti di notevole suggestione le meraviglie dell’Oriente: un Oriente non di maniera, ma realmente vissuto a partire dal 1876 attraverso una serie di viaggi nel Mediterraneo – Egitto, Siria, Terra Santa, il Mar Morto, Montenegro, Cipro, Turchia – da cui trasse schizzi e bozzetti che costituiranno per anni una fonte inesauribile di immagini.

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