DA GIOTTO A DE CHIRICO I tesori nascosti (prestiti della Galleria Berardi)


    13 aprile – 6 novembre 2016

    Data: 09/06/2016

    Evento: DA GIOTTO A DE CHIRICO I tesori nascosti (prestiti della Galleria Berardi)

    DA GIOTTO A DE CHIRICO I tesori nascosti
    Un progetto di Regione Lombardia
    a cura di Vittorio Sgarbi
    Al MuSa – Museo di Salò.

    La Galleria Berardi in occasione della mostra curata da Vittorio Sgarbi presta due opere particolarmente significative: Minaccia di temporale di Ettore Beraldini, che ben colloquia con il realismo magico di Cagnaccio di San Pietro, e Madre con bimbo di Pietro Gaudenzi, che riflette il clima del Ritorno all’ordine degli anni trenta.

    “La caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le aspettative”. Così Vittorio Sgarbi descrive il mistero del collezionismo: “L’interesse per ciò che non c’è”. Da qui l’idea della grande mostra che apre al MuSa di Salò: raccontare attraverso preziosi tesori “nascosti”, lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Giotto, l’artista che ha rinnovato la pittura, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il “Padre” della lingua italiana, a Giorgio De Chirico che, affascinato dall’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentò di svelare gli aspetti più misteriosi della realtà.

    La mostra così intesa viene dunque a porsi come naturale estensione della straordinaria esposizione ‘Il Tesoro d’Italia’ svoltasi all’Esposizione Universale di Milano nel 2015, nella quale si è documentato, dal Piemonte alla Sicilia, la varietà genetica di grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d’animo, emozioni che rimandano ai luoghi, alle terre, alle acque, ai venti che li hanno generati.

    Le peculiarità “genetiche” delle diverse aree della “geografia artistica” italiana saranno verificabili anche in occasione di questa nuova grande mostra che nasce dal desiderio di illustrare attraverso una ragionata selezione di quasi duecento opere, tra dipinti e sculture, il Tesoro d’Italia “nascosto e protetto” nelle più importanti raccolte private italiane. In un arco temporale di oltre sette secoli, dalla fine del Duecento all’inizio del Novecento, da Giotto a De Chirico, si darà conto dell’evoluzione degli stili, delle correnti, degli snodi e delle figure principali della storia dell’arte italiana.

    La mostra si apre con due magnetiche teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metà del Duecento, seguite da una tavola con la Madonna di Giotto che, per primo, superò gli schemi bizantini giottesca è il San Giovanni Evangelista del celebre scultore e architetto senese Tino di Camaino, la Croce del Maestro del Crocifisso Croci e la Croce astile del Vittoriale degli italiani.

    La selezione delle opere dalla fine del Quattrocento al Settecento offre al visitatore un’ampia panoramica sulla gloriosa scuola pittorica locale, con una larga rappresentanza di artisti lombardi o presenti sul territorio, tra Milano, Bergamo, Brescia e Verona: i leonardeschi Bernardino Luini, Giampietrino e Bernardino Ferrari, Agostino da Lodi e il Bergognone, Altobello Melone, Giovan Gerolamo Savoldo, Girolamo Romanino, Francesco Prata da Caravaggio, Tanzio da Varallo, Francesco Cairo, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, Agostino Santagostino, Giacomo Ceruti, e ancora del veneziano Andrea Celesti e del lucchese Pietro Ricchi, attivi entrambi sul Lago di Garda. Ampiamente documentate sono le scuole pittoriche limitrofe: quella toscana (con le opere di Giovanni Martinelli, Pietro Paolini, Alessandro Rosi), quella veneta (con le opere di Bernardino Licinio, Veronese, Matteo Ponzone, Pietro Liberi, Giulio Carpioni, Giulia Lama, Pietro Longhi, Francesco Fontebasso) e quella emiliana (con le opere di Schedoni, Ludovico Carracci, Pietro Faccini, Guido Reni, Simone Cantarini, Guercino, Matteo Loves, Benedetto Zalone, Guido Cagnacci, Domenico Maria Viani, Donato Creti). Spiccano, oltre i dipinti, i capolavori degli scultori Stefano da Putignano, pugliese, autore di un Angelo con cartiglio, del Giambologna, di cui si espone un nobile Cristo redentore, del fiorentino Giuseppe Piamontini, autore di due importanti busti in marmo, e ancora del genovese Filippo Parodi, di cui si presentano due strepitose Allegorie dell’Inverno e della Primavera.

    Il percorso non poteva trascurare alcune delle personalità più significative della pittura del Seicento tra Roma e Napoli, come il Pomarancio, Giovanni Battista Gaulli detto Baciccio, Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, Andrea Sacchi, Jusepe de Ribera, Battistello, il Maestro di Fontanarosa, Francesco Cozza, Luca Giordano e Francesco Solimena. L’avvincente stagione della pittura dell’Ottocento è rappresentata poi dai capolavori di Antoon Sminck Pitloo, Antonio Basoli, Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Odoardo Borrani, Federico Rossano, Niccolò Cannicci, seguiti da Antonio Mancini, Vincenzo Volpe, Vincenzo Migliaro, Gaetano Previati, Giovanni Boldini ed Ettore Tito. In chiusura, approdati al Novecento, attorno ad otto significativi dipinti di Giorgio De Chirico, sono raccolte altre importati opere di più celebri maestri del XX secolo, tra cui, solo per citare i più noti, Giorgio Morandi, Felice Casorati, Aroldo Bonzagni, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Achille Funi, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Giacomo Manzù e Cagnaccio di San Pietro, nato a Desenzano del Garda.

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