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FAUSTO ZONARO (1854 – 1929)


    Da Venezia a Istanbul: un pittore italiano alla corte del sultano

    Esponente della generazione di artisti nati negli anni Cinquanta dell’Ottocento, il cui percorso si sviluppa tra realismo e nuove tendenze impressioniste, Fausto Zonaro (Masi, Padova, 18 settembre 1854 – Sanremo 19 luglio 1929) è soprattutto noto per le vedute e le scene di vita quotidiana realizzate durante il suo ventennale soggiorno a Istanbul. Generalmente annoverato tra i pittori orientalisti, dell’Oriente seppe dare un’interpretazione tutta personale, scevra di ogni intento fiabesco e più prossima al documentarismo dei resoconti di viaggio di Edmondo De Amicis.

    È negli anni della formazione, frammentaria a causa delle modeste condizioni economiche della sua famiglia e interrotta bruscamente dalla chiamata alle armi, che vanno rintracciate le coordinate culturali di Zonaro, che all’Accademia di belle arti di Verona, studia in compagnia di Giacomo Favretto, Angelo Dall’Oca Bianca e Alessandro Milesi. Il trasferimento dopo il 1880 dapprima a Roma e poi a Napoli fornisce al pittore nuovi spunti. Riferimento per le sue vedute e soprattutto per le vivide impressioni di vita cittadina sono, infatti, in questi anni i veneziani, Guglielmo Ciardi e Luigi Nono, ma anche i partenopei, Michele Cammarano, Edoardo Dalbono, Francesco Paolo Michetti e Vincenzo Migliaro. Napoli, in particolare, costituisce una rivelazione: “Sì, dietro a me avevo lasciato Napoli, l’incantatrice sirena dei colori, Napoli che rivelò a me stesso l’essere artista, dove lottai con intensa fede, inebriato da quel cielo meraviglioso, attratto possentemente da quel cielo meraviglioso, attratto possentemente dai costumi del suo popolo che resi nei miei quadri, dove del grande Domenico Morelli avevo la stima”[1]. Il 1883, anno dell’esordio espositivo, è caratterizzato da un’attività febbrile. L’artista è presente con quindici dipinti alle promotrici di Torino, Genova, Firenze e Napoli e all’Esposizione internazionale di Roma. Si tratta di una produzione in parte dispersa, ma ben documentabile attraverso la stampa d’epoca, che pur inserendosi nel fortunato filone della pittura di genere, colpisce la critica per la tecnica e la qualità[2]. La lettura di L’oeuvre di Zola, pubblicato nel 1886, contribuisce a dare un taglio più sociale al vivace realismo delle scene di vita cittadina, a cui si accompagna una produzione in cui la vita dei campi è trasfigurata attraverso figure femminili gioiosamente immerse nella natura. Favretto e Michetti sono, dunque, i due poli intorno cui viene a definirsi il linguaggio dell’artista, che tra il 1883 e 1888 presenta nelle maggiori esposizioni nazionali una serie di immagini iconiche, spaziando dalla singola figura (Il saponaro, 1888; L’infilatrice di perle, 1884-88) a composizioni più complesse (O’ pazzariello o il banditore, 1886; Festa popolare veneziana, 1887; Al redentore, 1887) fino al lirismo campestre (La coda del diavolo; Dopo il gioco; L’amore nei campi, 1888). Tappa finale del percorso formativo di Zonaro è, tuttavia, il trasferimento nel 1888 a Parigi per lavorare sulle tracce dell’impressionismo e di Boldini e Zandomeneghi, che conosce personalmente. Una pennellata più sciolta e compendiaria caratterizzano le opere della fine degli anni Ottanta come La modella (1888, collezione privata) o Fior di bosco (1889, Istanbul, Museo Sakip Sabanci), in cui il tema della contadina con zucca appare aggiornato sulle cromie della coeva produzione michettiana.

    A conclusione di quest’erratico itinerario, che l’aveva condotto a viaggiare incessante per quasi un decennio, Zonaro rientra a Venezia, forte del suo bagaglio di esperienze culturali. Qui progetta, con la giovane allieva Elisa Pante un trasferimento in Oriente sulla scorta dell’impressione suscitata dai libri di viaggio di Théophile Gautier ed Edmondo De Amicis. L’intraprendente Elisa si trasferisce nel 1891 per prima, incurante delle difficoltà del viaggio, a Istanbul, dove è raggiunta il 5 novembre dello stesso anno dall’artista, che reca con sé buona parte dei suoi capolavori (L’infilatrice di perle, Fior di bosco, Canale Grande alla Salute, Coda del Diavolo, Festa del Redentore). Poco dopo la coppia si sposa nella cattedrale di Saint Esprit.

    Zonaro affronta il nuovo ambiente con gli strumenti di cui si era dotato nel corso degli anni Ottanta, che gli permettono di scandagliare tanto il paesaggio quanto la vita quotidiana degli abitanti di Istanbul. Le bellezze d’Oriente sono indagate alla ricerca di un mondo antico e ancestrale. L’artista si immerge nel paesaggio lussureggiante che si rispecchia nell’acqua attraverso una pittura di luce i cui modi aveva appreso a Venezia dai maestri del vedutismo lagunare, ma sa anche rendersi interprete di un popolo, che attraverso i suoi riti, la sua spiritualità e i suoi usi antichissimi e ancestrali si contrappone alle rigide regole e convenzioni della modernità occidentale.

    Fondamentale è in questi anni la trama di relazioni intessuta da Elisa, che, comprendendo l’importanza di riprodurre e diffondere l’opera del marito, si reca a Parigi per diplomarsi in fotografia. Rientrata in Turchia, diviene una fotografa apprezzata e, in quanto donna, ottiene il permesso di realizzare ritratti nell’harem del sultano. La pubblicazione nel novembre 1892 di Il banditore sulla copertina della rivista “Illustrirte Zeitung”, seguito da un articolo sul quotidiano di lingua francese “Le Stamboul”, fruttano a Zonaro i primi riconoscimenti nell’ambiente internazionale della capitale turca. L’ambasciatore russo Nelidov, entusiasta dei suoi dipinti, gli mette a disposizione un salone per ospitare una scuola di pittura frequentata dall’aristocrazia occidentale e da esponenti della corte del sultano.

    Se nei primi tempi Zonaro si dedica soprattutto alla veduta, percorrendo i diversi quartieri della città e riproducendo scorci di fontane, moschee, cimiteri e mare, nel 1896, colpito da una sfilata del Reggimento di Cavalleria Ertugrul sul ponte di Galata, concepisce la prima composizione di impegno, offerta, attraverso alla mediazione di Nelidov in accordo con l’ambasciata italiana, al sultano Abdülhamid II. Nominato pittore di corte, conduce la sua ricerca su due piani paralleli, realizzando sia opere di committenza ufficiale sia destinate al pubblico internazionale. Un linguaggio più formale è destinato ai ritratti e alle grandi tele di storia volute dal sultano, che tra l’altro gli richiede i ritratti dei suoi familiari e gli consente di lavorare in luoghi consacrati generalmente inaccessibili. Tra le opere di questo genere spiccano la serie di tele celebrative dell’entrata a Costantinopoli di Maometto II il 29 maggio 1453 e i ritratti dell’imperatore di Germania Guglielmo II e della sua consorte in visita a Istanbul nel 1897. Le battaglie della recente storia d’Italia, descritte nelle grandi tele di Cammarano, sono il modello per L’attacco, dipinto di formato monumentale del 1897 dedicato a un episodio della guerra greco-turca, che rispecchia nella scelta del modello iconografico il desiderio del sultano di uniformarsi a un linguaggio internazionale. I caratteri più esotici della vita quotidiana degli abitanti di Istanbul emergono, invece, nella produzione destinata al mercato. Ampio spazio è dedicato al mondo femminile, protagonista di dipinti come Odalische all’imbarco o il trittico Hamam, e al tema dei dervisci. L’artista compie una vera e propria ricerca etnografica cogliendo le espressioni dei dervisci nel momento dell’abbandono estatico e degli astanti che partecipano con ammirazione all’evento.

    Per un ventennio Zonaro è una figura chiave dell’alta società di Istanbul e raccoglie successi e soddisfazioni personali, bruscamente interrotti dal colpo di stato del 1909 e l’esilio di Abdülhamid II. Rientrato in Italia nel 1910, trova una nuova casa tra la terra e il mare a Sanremo, dove continua a lavorare, realizzando soprattutto vedute, per quell’élite internazionale con aveva stretto salde relazioni. Muore il 19 luglio 1929.

     

    [1]           C. Dal Pino, Tra Parigi e Venezia: ricostruzione ‘indiziaria’ di una formazione artistica, in Da Venezia a Istanbul. Fausto Zonaro Elisa Pante due artisti veneti alla corte del Sultano, catalogo della mostra a cura di C. Costa, C. Dal Pino, P. Luderin, C.M. Trevigne (Monselice, Complesso Monumentale San Paolo, 24 aprile – 23 maggio 2010), 2010,  pp. 10-24, p. 17.

    [2]           Edo, Il Saponaro (Quadro di Fausto Zonaro), in “Fornarina. Giornale Artistico-Letterario-Illustrato”, II, 1883, 3, pp. 93-94

     

    Bibliografia

    G.L. Cerchiari, Rassegna d’arte. L’Oriente attraverso i quadri di un pittore italiano, in “Rivista d’Italia”, X, 1907, 203, pp. 323-346

    A. Thalasso, Fausto Zonaro. Peintre de S.M.I. le Sultan, “Le Figaro Illustré”, 203, 1907, 2, pp. 21-32

    M.L. Danieli-Camozzi, Fausto Zonaro, in “Nuova Antologia”, 1908, 137, pp. 440-448

    G. Ugolini, Il pittore di Costantinopoli. Fausto Zonaro, in “Il Secolo XX”, XVI, 1917, 8, pp. 585-592

    Da Venezia a Istanbul. Fausto Zonaro Elisa Pante due artisti veneti alla corte del Sultano, catalogo della mostra a cura di C. Costa, C. Dal Pino, P. Luderin, C.M. Trevigne (Monselice, Complesso Monumentale San Paolo, 24 aprile – 23 maggio 2010), 2010

    F. Zonaro, Venti anni nel regno di Abdülhamid / Twenty Years Under the Reign of Abdülhamid, a cura di E. Makzume, C.M. Trevigne, Istanbul, Geniş Kitaplik, 2011

    Fausto Zonaro. Vita e luce tra fasti ottomani e Belle Époque italiana, catalogo della mostra a cura di E. Makzume, B. Baglivo (Firenze, Palazzo Medici Riccardi, 1 – 30 aprile 2015), Firenze, 2015

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    «Le sue tele […] turche nello sfondo e turche nella forma, sono l’opera di un artista che, nel corso di quindici anni, ha messo il suo talento e la sua sapienza, il suo cuore e la sua mente, il suo pennello e i suoi colori al servizio della visione d’Arte raggiunta davanti a questa Natura, inesauribilmente prodiga dei tesori di una tavolozza immensa, sorprendente e costantemente rinnovata».

    (Adolphe Thalasso, 1907)

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