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UMBERTO BOTTAZZI (1865 – 1932):


    Un “pittore di chimere” tra Simbolismo e Secessione

    Difficile trovare un campo dell’espressione artistica che Umberto Bottazzi non abbia esplorato. In trent’anni di attività è stato infatti pittore, illustratore, incisore, architetto, si è occupato di allestimenti, di decorazione di interni e di arte applicata, progettando vetrate, mosaici, stoffe, ricami, mobili, ferri battuti, arazzi, cuscini, tovaglie, vasi in ceramica.

    Come molti altri protagonisti della scena romana tra i due secoli anche Bottazzi fa suo l’insegnamento dell’inglese Williamo Morris, che con il movimento delle Arts and Crafts aveva riportato in primo piano la qualità estetica nelle arti applicate e la bellezza del lavoro artigianale. Insieme a personalità come Duilio Cambellotti e Vittorio Grassi darà vita ad esperienze cardine nella storia del modernismo capitolino, come la rivista di architettura e arredamento “La Casa” oppure il movimento per la rinascita della vetrata artistica, guidato dall’artigiano Cesare Picchiarini. Convinto sostenitore della funzione educatrice dell’arte, Bottazzi si dedicherà inoltre dal 1922 al 1932 con passione all’attività didattica, insegnando alle allieve della scuola professionale femminile Margherita di Savoia.

    Di carattere riservato, l’artista svilupperà invece la sua ricerca pittorica per lo più lontano dai riflettori delle esposizioni. Solo dopo la sua morte, nel 1932, nella retrospettiva organizzata a Roma nelle sale di palazzo Doria, oltre quaranta dipinti saranno finalmente presentati al pubblico.

    Formatosi nella capitale come autodidatta, con l’eccezione di una breve frequentazione della scuola del Nudo, nelle sue prime opere degli anni Novanta dell’Ottocento Bottazzi si mostra chiaramente in sintonia con la cultura figurativa simbolista e preraffaellita, con soggetti che spaziano dal medioevo fantastico a enigmatici ritratti femminili, fino a temi spiritualisti. “Un pittore fantastico, un pittore di chimere”, veniva definito nel 1913 da Giuseppe Zucca in articolo sulla rivista “Vita d’arte”, che sottolineava inoltre la presenza nei suoi lavori di “un alito di mistero che colpisce l’immaginazione e sfrena la fantasia” (Zucca 1913, p. 103). Nel corso degli anni il suo linguaggio si orienta sempre più verso i preziosismi lineari della Secessione viennese e si arricchisce di una vasta quantità di riferimenti stilistici e iconografici tratti dalla pittura dei grandi maestri del passato con particolare attenzione al Seicento spagnolo, conosciuto direttamente durante un viaggio in Spagna. Non mancheranno le incursioni nel divisionismo, evidenti ne La figlia Carlotta (1917), e, sullo scorcio degli anni Trenta, l’apertura verso le atmosfere sospese del Realismo magico, come in Conversazione – La lettera o in Scene di vita romana – Fontana delle Tartarughe (entrambi Roma, Galleria d’arte moderna di Roma Capitale). Costante rimarrà tuttavia l’attenzione per gli elementi decorativi, ben evidenti nella resa materica delle stoffe e dei particolari dell’abbigliamento, e la preziosa raffinatezza dell’esecuzione e del cromatismo, aspetti questi che raggiungono gi esiti più alti in opere di ispirazione eclettica, ermetica e fantastica come Corte di Re Lear, una misteriosa fantasia di personaggi shakespeariani, o Circe, in cui il linearismo secessionista incontra la dimensione incantata e le eleganze del déco.

    Sabrina Spinazzè

    Bibliografia essenziale:

    G. Zucca, Umberto Bottazzi,  in "Vita d'Arte", 1913, 69, pp. 101-107.
    
    P. Scarpa, Un artista eclettico. Umberto Bottazzi,  in "Il Meridiano", 1 aprile 1929
    
    P. Molajoni, Umberto Bottazzi, in "Il Piccolo", 12 settembre 1932
    
    Mostra postuma delle pitture di Umberto Bottazzi e dei lavori eseguiti su suoi disegni dalla scuola professionale Margherita di Savoia, introduzione di R. Strinati, brochure della mostra, Roma, Palazzo Doria, 15-31 dicembre 1932
    
    I. De Guttry, M. P. Maino, M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari, Laterza, 1985, pp. 96-101.
    
    G. Fanelli, E. Godoli, Dizionario degli illustratori simbolisti e Art Nouveau, Firenze 1990, pp. 69-70.
    
    G. Raimondi, Umberto Bottazzi, in Tra vetri e diamanti. La vetrata artistica a Roma 1912-1925, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 31 gennaio – 30 marzo 1992, pp. 61-71.
    
    G. Raimondi, Umberto Bottazzi, in Il museo della Casina delle Civette, a cura di A. Campitelli, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1997, pp. 119-124.
    
    G. Raimondi, Umberto Bottazzi artista e architetto romano (1865-1932), in "Studi Romani", XLVIII, 2000, pp. 408-414.
    
    M. Viveros, Ritratto di Meissonier, Scena orientale, Conversazione – La lettera, Scene di vita romana – Fontana delle Tartarughe,  in Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, Roma. Catalogo generale delle collezioni. Autori dell'Ottocento, a cura di C. Virno, Roma, Palombi, 2002, pp. 24-26, nn. 47-50.
    
    G. Raimondi, Note a margine. Umberto Bottazzi tra modernismo e tradizione, in Il modernismo a Roma (1900-1915) tra le riviste "Novissima" e "La Casa", catalogo della mostra a cura di I. De Guttry e M. P. Maino (Roma, Museo Boncompagni Ludovisi, 11 dicembre 2007-10 febbraio 2008), Roma, Palombi, 2007, pp. 39-42.
    

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    Ma il Bottazzi è pittore. Pittore fantastico, pittore di chimere, anche quando la rappresentazione può apparire soltanto aneddotica e descrittiva. Egli porta in ogni sua cosa il calor rovente del suo spirito. Un calore ermeticamente serrato, dal respiro del quale tuttavia, lo spettatore si sente avvolto senza talvolta capir come e perché. C’è in ogni sua cosa un alito di mistero che colpisce l’immaginazione e sfrena la fantasia.

    (Giuseppe Zucca, 1913)

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