OPERA NON DISPONIBILE
OPERA NON DISPONIBILE

Silvio Canevari

(Viterbo 1893 - Roma 1932)

Galatea

Misure: cm 24 x 16 x 11

Tecnica: Scultura in argento

Firmata sulla base: “S. Canevari”

Esposizioni: Roma, Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti, 1932.

Bibliografia: Terza Mostra del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti del Lazio, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1 marzo – 30 aprile 1932), Roma, Edizioni Pinci, p. 17, n. 9.

Galatea, scultura in argento con base in marmo, è stata esposta nell’importante retrospettiva dedicata a Silvio Canevari nell’ambito della Mostra del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti del Lazio del 1932, poco dopo la sua prematura morte a soli trentotto anni. Nella seconda sala dell’esposizione romana furono raccolte trentatré opere riassuntive della sua breve ma intensa carriera, celebrata in catalogo per «il lavoro tenace, silenzioso» e per la sua intima convinzione che «solo nell’equilibrio fosse la verità»[1]. Galatea, una delle Nereidi, ninfa marina figlia di Nereo e Doride, spicca per delicatezza e sinuosità, nel corpo argenteo raggomitolato sul delfino, che secondo l’iconografia rinascimentale, la trasportò in trionfo nelle onde del mare siciliano, tra amorini e tritoni. Proprio all’affresco di Raffaello del 1512 col Trionfo di Galatea in villa Farnesina a Roma verosimilmente si ispira Canevari, soprattutto per la gestione dei volumi corporei di ascendenza michelangiolesca e per il movimento ampio del manto gonfiato dal vento: «lo studio della più luminosa tradizione italiana»[2].

La postura aggraziata della ninfa, dolcemente adagiata sul dorso del delfino che la accoglie con la pinna curvata all’insù mentre cavalca onde stilizzate, ricorda esattamente i versi di Ovidio nelle Metamorfosi, per bocca del ciclope Polifemo innamorato di lei: «O Galatea, più candida del petalo niveo del ligustro […], più slanciata dell’alto ontano, più morbida delle piume del cigno […], ma ancora: più impetuosa del fiume, più superba del pavone lodato»[3]. Una scultura preziosa che si allontana dalla produzione più conosciuta e canonica di Canevari, quella degli atleti e degli eroi, e che invece è intimamente connessa con il mondo classico greco e romano, cui lo scultore è particolarmente legato, come evidenziano anche gli studi effettuati da Hildegard Schmidt che mettono in rapporto la scultura di Canevari con l’idea di classicismo diffusa da Winckelmann nel Settecento[4].

Nella stessa retrospettiva, comparve anche un’altra Galatea, questa volta in forma di medaglione in gesso patinato in bronzo, in cui la nereide mantiene la stessa posa delle gambe muscolose incrociate sulla testa del delfino, le mani raccolte in un gesto misurato davanti al petto, il volto reclinato sulla spalla sinistra e il velo che svolazza sullo sfondo. Si tratta del bozzetto di uno dei dodici bassorilievi in bronzo eseguiti da Canevari nel 1922 per gli interni del Piroscafo Conteverde, decorato in collaborazione con lo Studio Coppedè. La corrispondenza del soggetto porta a ipotizzare che anche la scultura in argento possa risalire agli stessi anni, 1922-1923, nel pieno sbocciare della sua poetica, dopo gli anni del pensionato artistico, quando  si esprime attraverso una «intima e viva unità di senso e di forma, che non lasciano dubbio sulla valentia dell’artista»[5].

Elena Lago

 

[1] Mostra retrospettiva dello scultore Silvio Canevari, in Terza Mostra del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti del Lazio, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1 marzo – 30 aprile 1932), Roma, Edizioni Pinci, p. 16.

[2] A. Dazzi, G,. Mentessi, M. Piacentini, F. Fedele, Relazione a S.E. il Ministro della pubblica istruzione della commissione per la revisione dei lavori dei pensionati artistici nazionali, in «Bollettino ufficiale del Ministero dell’Istruzione pubblica», L, 18, 1923, p. 2287.

[3] Ovidio, Metamorfosi, trad. italiana a cura di P. Bernardini Marzolla, Einaudi, Torino, 1994, pp. 541-542.

[4] H. Schmidt, Silvio Canevari, in Il corpo in corpo, catalogo della mostra a cura di B. Mantura, Roma, De Luca edizioni d’arte, 1990.

[5] A. Dazzi, G,. Mentessi, M. Piacentini, F. Fedele, Relazione a S.E. il Ministro della pubblica istruzione della commissione per la revisione dei lavori dei pensionati artistici nazionali, in «Bollettino ufficiale del Ministero dell’Istruzione pubblica», L, 18, 1923, p. 2287.

 

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