OPERA DISPONIBILE
OPERA DISPONIBILE
  • DETTAGLI

Attilio Selva

(Trieste 1888 - Roma 1970)

Cariatide (1925 ca.)

Misure: cm 93 x 40 x 48

Tecnica: scultura in marmo

Esposizioni: Prima mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti, Roma, 1929.

Bibliografia specifica: Prima mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti, Roma 1929, p. 42, n. 12; Uno sguardo d’assieme alla Mostra del Sindacato Laziale degli Artisti, in “La Stirpe”, 1929, n. 4, p. 224.

Bibliografia essenziale di riferimento: P. Marconi, Corriere architettonico: la fontana di Piazza dei Quiriti in Roma dello Scultore Attilio Selva, in “Architettura e arti decorative”, 1928, v. 1, n. 3, pp. 114-116; Giudizi e opinioni di osservatori romani sulla “sconvenienza” di Piazza dei Quiriti, in “Il Tevere”, 1 maggio 1928; F. Matitti, Fontane e fontanelle (1918-1945), in La capitale a Roma. Città e arredo urbano 1870-1945, Roma 1991, pp. 198-200, 207-208; G. C. de Feo, Attilio Selva (Trieste 1888 – Roma 1970): scultore a Villa Strohl-Fern, Roma 2010, p. 29, 35-37; C. F. Carli, M. Carrera (a cura di), Percorsi della scultura in Italia. Dalla Secessione al Novecento 1915-1935, Roma 2015, pp. 11, 29, 47-48; L. Masolini, Attilio Selva. L’enigma e il ritmo della forma, in M. Carrera, L. Masolini (a cura di), Attilio Selva 1888-1970 Sergio Selva 1919-1980: dentro lo studio, Roma 2018, p. 52.

Questa scultura in marmo bianco del triestino Attilio Selva è da connettere strettamente con la fontana di Piazza dei Quiriti a Roma, da lui progettata e realizzata. Protagoniste del gruppo monumentale sono due coppie di cariatidi sedute dalla posa leggermente variata, posizionate intorno a un fusto e collocate su un piedistallo mistilineo al di sopra di un’ampia vasca, ritmicamente alternate tra loro: due con entrambe le braccia alzate, come appaiono nell’opera in oggetto, due con un braccio alzato e l’altro appoggiato sul piede.

I lavori per la realizzazione della fontana si protrassero per più di quattro anni, non senza incontrare alcuni ostacoli. Il 12 gennaio del 1924 il Comune di Roma bandì un concorso indirizzato a tutti gli artisti attivi sul territorio nazionale per la realizzazione di cinque fontane monumentali destinate alle piazze di alcuni quartieri della Capitale recentemente edificati. Per Piazza dei Quiriti in rione Prati furono selezionati tre degli undici progetti pervenuti: quelli di Scipione Buratti, Publio Morbiducci e Attilio Selva. Quest’ultimo – nonostante alcune perplessità espresse dalla commissione giudicatrice, che criticò la preponderanza delle figure rispetto alla parte inferiore del monumento – fu dichiarato vincitore nell’ottobre di quello stesso anno. L’idea iniziale dell’artista era quella di rappresentare le cariatidi seminude, coperte da un panneggio fino in vita: solo in un secondo momento le spogliò, conferendo loro l’aspetto attuale. Una scelta, questa, che si rivelò in qualche modo sconveniente: in prossimità dell’inaugurazione, infatti, la fontana fu presa di mira da alcune associazioni cattoliche, che tentarono di censurarla per via della nudità delle figure, ritenuta scandalosa. Tanto accese furono le proteste, alimentate dalla stampa attraverso articoli polemici, che la cerimonia inaugurale, prevista per il 21 aprile del 1928, dovette slittare di alcune settimane, complice la mancata presa di posizione dell’allora sindaco Ludovico Spada Veralli Potenziani.

L’opera in esame è evidentemente databile attorno al 1925, ovvero a un periodo di poco successivo alla decisione dell’artista di denudare le cariatidi. Allo stato attuale delle conoscenze, ne esiste una sola variante in bronzo, recante il marchio della Fonderia Laganà di Napoli. È però l’esemplare in marmo, come specificato nel catalogo, quello da riconoscere nella Cariatide (studio per fontana) esposta nel 1929 alla Prima mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti di Roma, dove Selva aveva una personale con ben venti sculture. Benché il sottotitolo “Studio per una fontana” rivendicasse la sua destinazione, la scultura si presentava come un’opera di salda autonomia artistica, soprattutto se confrontata con gli altri nudi con cui dialogava nella stessa sede, vale a dire Sogno e Primula, sculture in cui è centrale l’elemento della torsione muscolare del corpo muliebre. Il tema del nudo, nel quale fu particolarmente prolifico, offriva a Selva la possibilità di esprimere appieno il proprio linguaggio, nel quale gli stilemi moderni delle Secessioni europee – e di Ivan Meštrović in particolare – si fondevano con il ricordo della scultura rinascimentale e le suggestioni giuntegli dalla conoscenza del patrimonio artistico e archeologico dell’Egitto, dove soggiornò nel 1920 per lavorare alle sculture del Palazzo Abdin al Cairo. La pluralità dei suoi riferimenti, riletti al filtro di un’interpretazione personale e di un’esecuzione tecnica di straordinaria abilità, contribuì a renderlo uno degli scultori italiani più apprezzati del tempo, come prova pure il grande successo riscosso alla personale romana. La Cariatide, nonostante vi si rilevasse l’evidente “influsso teutonico”[1], fu accolta positivamente dalla critica, come del resto era già avvenuto per la fontana monumentale di Piazza dei Quiriti, che riuscì a incontrare il favore del panorama artistico contemporaneo malgrado le infamanti accuse di oltraggio al pudore subite. Esse, tuttavia, furono ben presto superate anche grazie al supporto di alcuni sostenitori dell’artista, come l’architetto Plinio Marconi, il quale, in un articolo interamente dedicato alla fontana uscito all’indomani della sua inaugurazione, ne esaltava «la plastica delle figure, dalla carne vigorosa ed esigente, ma sana e casta»[2].

Manuel Carrera

 

[1] Uno sguardo d’assieme alla Mostra del Sindacato Laziale degli Artisti, in “La Stirpe”, 1929, n. 4, p. 224: «Attilio Selva dopo aver attinto ampiamente alle stesse fonti di Mestrovich [sic] e di Bourdelle si dimostra assoluto padrone della forma e tenta con La madre di sfuggire al decorativismo che lo attira come nella Cariatide».

[2] P. Marconi, Corriere architettonico: la fontana di Piazza dei Quiriti in Roma dello Scultore Attilio Selva, in “Architettura e arti decorative”, 1928, v. 1, n. 3, p. 116.

LEGGI TUTTO

OPERA DISPONIBILE
OPERA DISPONIBILE

Iscriviti alla newsletter per ricevere le mostre in preparazione e le nuove acquisizioni!

Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.

Example
© Copyright Berardi Galleria d'Arte S.r.l.