OPERA NON DISPONIBILE
OPERA NON DISPONIBILE

Francesco Paolo Michetti

(Tocco di Casauria 1851 – Francavilla al Mare 1929)

La processione del Corpus Domini a Chieti

Misure: cm 100 x 220

Tecnica: Olio su tela

La processione del Corpus Domini a Chieti fu presentata da Francesco Paolo Michetti all’Esposizione nazionale di Napoli del 1877 dove, vinto uno dei due premi per la pittura consistente nella somma di quattromila lire, fu salutata come l’opera più significativa della mostra tra il clamore suscitato da alcune critiche e da innumerevoli apprezzamenti. “L’intemperante pittore lirico del Corpus Domini” – per citare Gabriele D’Annunzio – aveva atteso alla grande opera a partire dal 1876 e l’intenso quanto breve iter creativo è documentato da diversi bozzetti e studi ad inchiostro, a pastello e ad olio, in parte ancora non rintracciati ma documentati da fotografie d’archivio.

Secondo le fonti dell’epoca Michetti rifiutò un’importante offerta del mercante Adolphe Goupil per fare dono del quadro alla contessa De La Field, suscitando ancora stupore e curiosità per il gesto inatteso, la quale lo contraccambiò commissionandogli Mattinata(collezione privata); il Corpus Domini passò poi nelle mani di Matteo Schilizzi che lo inviò nel 1891 alla mostra di Berlino, dove fu premiato con la medaglia d’oro ed ottenne l’acquisto reale da parte di Guglielmo II Imperatore di Germania. Presentato in seguito alla Biennale di Venezia del 1932 il dipinto figurava ancora come “appartenente alla Casa Reale di Prussia”, ma precisamente in quell’occasione passò in una collezione privata italiana.

Ritengo che uno dei modi più suggestivi ed efficaci per leggere il capolavoro michettiano sia farci guidare da un osservatore d’eccezione, quel Francesco Netti – pittore raffinatissimo nonché acuto scrittore d’arte – che riportò le impressioni ricevute dalla mostra di Napoli sulle pagine de “L’Illustrazione Italiana” del 1877.

“Debbo confessare – e lo stesso effetto ho osservato ripetersi in molti attorno a me – che la prima volta che ho veduto il quadro, l’impressione è stata abbagliante […] . Se voi lo considerate come rappresentazione di un soggetto determinato, come logica di composizione; se vi cercate ciò che si chiama un quadro completo, non sarete pienamente soddisfatti, vene prevengo. Troverete delle cose messe a mal proposito, troverete degli errori, – delle lacune nel disegno, – nelle proporzioni, – nell’insieme dell’intonazione, nel calcolo degli spazii, – nel distacco tra una figura e l’altra. Da lontano non si vede bene, e bisogna avvicinarsi molto per distinguer tutto. Non è una processione, ma è una fantasmagoria di processione. Non è la festa del Corpus Domini, ma è la festa degli occhi”.

In effetti Netti è davvero attento a scorgere – nonostante “l’impressione abbagliante” – alcuni “errori”, a volte voluti a volte meno, che caratterizzano l’intera composizione: se le ragioni della mancanza di prospettiva e l’effetto di schiacciamento conseguente ha le sue motivazioni ben precise, come poi si vedrà, altri elementi risultano poco corretti. Si noti la leggera imperfezione nel disegno della suora sulla sinistra che si schermisce il viso oppure l’eccessivo assieparsi delle figure sulla destra non esente da approssimazioni. A mio avviso tali disattenzioni sono imputabili a quell’ “entusiasmo espansivo”, a quel desidero di stupire e di far notare al pubblico il suo talento non comune, che ha portato Michetti a concepire una composizione così vasta e complessa – che aveva una finalità museale già all’atto del concepimento – dove poter riunire tanti dettagli e particolari descritti con sorprendente virtuosismo. L’impeto di questo entusiasmo è ben compreso da Netti:

“Questo quadro rappresenta chiaramente una cosa che non è una processione. Rappresenta l’amore per le cose più belle della vita: le donne, i bambini, i fiori. Ciò che l’artista ha visto più limpidamente, ciò che forse è nato prima di tutto nella sua mente, è quella donna in piedi che vien giù per le scale, fantasticamente vestita, che tiene fra le braccia il suo bambino nudo, dalle carni fresche ed elastiche, ove le dita, che le stringono, lasciano delle fossette rosee. […] E dopo questo bambino e questa donna, l’artista, come se non avesse detto ancora tutto, ne ha dipinto un secondo, poi un altro, poi un quarto, un quinto … ha dipinto un’intera fila di bambini nudi […]

E poi ha continuato: altri bambini – altre donne – altre fanciulle – altri visi ridenti – graziosi – vivaci – passionati – a dritta, a sinistra, aggruppati, affollati, stretti gli uni addosso agli altri, facendo qua e là uscir qualche braccio bellissimo e spiccar qualche mano stupenda, profondendo le stoffe intorno ai loro corpi, i tappeti sotto i loro piedi, lasciando cadere una pioggia di fiori sopra le loro teste, e mescolando tutto in uno scintillamento di colori e di brio, finché la tela è riempita.

Peccato! Peccato! Perché l’entusiasmo dell’artista non è esaurito, tanto poco esaurito che esso straripa sulla cornice di terra cotta, modellata da lui stesso, ove la stessa madre abbraccia lo stesso bambino, all’aria aperta, traversata dagli uccelli che passano volando in fila, nella stessa campagna vicino al mare ed ai boschi assordati dalle cicale. E credo che se la tela fosse stata cinque volte più grande, che non è, egli avrebbe continuato a dipinger collo stesso fervore altre donne, altri bambini, altri fiori […] Si voglion trovar difetti e si è aggiogati dalle bellezze; si vuol calcolare e si ammira; si vuol criticar l’opera e si finisce per amarla. E dopo ciò posso esaminare se la processione del Corpus Domini è ben rappresentata? Eh! Francamente, che me ne importa più della processione!”

Gianluca Berardi

Esposizioni: Napoli 1877, p. 57 n. 753; Berlino 1891, p. 199 n. 2847; Berlino 1898, n. 1; Venezia 1932, n. 22; Roma – Francavilla al Mare 1999, pp. 197-198, n. 20, ripr. p. 71.

Bibliografia: Abbatecola 1877, p. 35; Arbib 1877; Boito 1877, pp. 88-91; Cecioni 1877, p. 189; [Costa] 1877; De Pasquale Pennisi 1877, pp. 13- 14; Netti 1877, pp. 165-167; De Zerbi 1877; Bindi 1883, pp. 172-176; d’Annunzio 1883; Zimmern 1887, pp. 17-19 (ripr.); d’Annunzio 1896, pp. 583-592; Ojetti 1899, pp. 522- 525; Ojetti 1906, p. 379; Ojetti 1910, pp. 408-410; Ojetti 1911, I, pp. 14-21; Ferraguti 1911, pp. 487, 491-494; Capuano 1915, pp. 191-192; Giannelli 1916; Biancale 1927, pp. 482 (ripr.), 486, 490; Carrà 1930; Sillani 1932, pp. 55-59, tav. XXXVI; Ojetti 1934, pp. 12-13; Limoncelli 1952, pp. 188-189; Di Tizio 1980, pp. 24-25; Scotoni 1981, p. 9; Lamberti 1982, pp. 38-40; Greco 1993, n. 286; L’ultimo Michetti, pp. 9, 21-22; De Luca 1997, pp. 42-43; Valente 1997, pp. 47-49; Damigella 1998, p. 108; Zimmermann 2006, p. pp. 316-320; Di Tizio 2007, pp. 54-58.

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