OPERA DISPONIBILE
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Giovanni Boldini

(Ferrara 1842 - Parigi 1931)

La contessa de Gunzbourg

Misure: cm 91 x 71,5

Tecnica: olio su tela

Firmato in basso a destra: “Boldini”

Provenienza: collezione privata

Bibliografia: Vendita all’asta per divisione ereditaria. Catalogo della vendita, Galleria Giosi, Roma, 1947, n.r 396 e copertina; Opere di Giovanni Boldini appartenute alla Galleria Sacerdoti, Milano in T. Panconi (a cura di), Giovanni Boldini e il mito della Belle Epoque, catalogo della mostra (Asti, Palazzo Mazzetti, 26 Novembre 2022 – 10 aprile 2023), Milano, 2022, p. 23; E. Chiodini, Boldini, De Nittis et les italiens à Paris. Storie di uomini e di quadri, in E. Chiodini (a cura di) Boldini, De Nittis et les italiens à Paris,  catalogo della mostra (Novara, Castello Visconteo – Sforzesco, 4 novembre 2023 – 7 aprile 2024), Crocetta del Montello, 2023, p. 58.

Giovanni Boldini, considerato pittore simbolo della Belle Époque, ritrasse alcune delle figure più icastiche del mondo del tempo come Giuseppe Verdi (1886), il Conte Robert de Montesquiou (1897), Lina Cavalieri (1901), Cléo de Mérode (1901), Geneviève Lanthelme (1907), la Marchesa Luisa Casati (1908), Donna Franca Florio (1924). Nato Ferrara, si spostò prima a Firenze, poi a Londra e infine a Parigi, città che elesse a sua patria adottiva e dove si affermò come il più importante ritrattista della sua epoca a livello internazionale.

Questo dirompente dipinto risale al periodo di intensa attività lavorativa da ritrattista dei primi anni del Novecento. Se lo si confronta con alcune opere del periodo, in particolare i ritratti della principessa Bibesco (Ritratto della principessa Bibesco, 1906; Ritratto di fronte, circa 1907), si può notare che la maniera è assai simile.

La donna ritratta “Contessa De Gunzbourg” è chiaramente collegata alla ricchissima famiglia di banchieri ebrei d’origine russa De Gunzburg e con molta probabilità identificabile con la Baronessa de Gunzburg, nata a Parigi nel 1855 e morta nel 1925, figlia del polacco De Laska e della portoghese Joaquina Maria marchesa De Souza Lisboa. Il suo nome da nubile era Henriequetta (“Queta”) Sophia Maria De Laska, talvolta citata come Henriette De Laszka per francesizzazione o De Laski. Si sposò tre volte: la prima nel 1888 con il bibliofilo e collezionista francese Germain Bapst (1853 – 1921), i due divorziarono nel 1902/3 e dal matrimonio nacque la figlia Audrey Manuelle Alexandre Joaquina Bapst (1892 – 1940), pittrice, costumista, scenografa e musa dello scrittore Paul Claudel (1868 – 1955). In seconde nozze, verso il 1903/4, sposò il banchiere Gabriel Jacob (Jacques) De Gunzburg (1853 – 1929), personaggio dell’alta finanza internazionale che anche Boni de Castellane cita nelle sue memorie, azionista di banche a San Pietroburgo, Praga ed Egitto e proprietario della Banca Gunzburg a Parigi, oltre che del lussuoso Hotel Crillon, che sicuramente Boldini frequentava. Dal matrimonio nacque Nicolas “Nicky” De Gunzburg, personaggio stravagante, socialite, editor di Condé Nast USA, attore cinematografico e produttore. In terze nozze sposò il principe russo Basil (Wassili) Narischkine (Naryshkin).

Come è tipico di Boldini, il ritratto viene sviluppato in una forma del tutto autonoma, “in una dimensione a parte”[1], la figura ne risulta raffinata fino all’estenuazione, con ammirevoli acrobazie dei gesti, dati da pennellate rapide. Il pittore colloca la figura in uno spazio neutro che è ben lungi dal significare vuoto, ma anzi si carica di tensioni ideali e simboliche. In questo caso il gioco dei toni chiari, nella pelle, nel vestito e nello sfondo, è appena stemperato dal roseo bouquet che la donna tiene in mano, e leggermente incupito dalle chiazze scure di colore che corrispondono alla chioma raccolta e alle ombre della mano che afferra i fiori, centro nevralgico delle forze del dipinto, che fa da contraltare all’altro punto focale, il viso, rischiarato da un sorriso aperto e quasi fatuo. La materia pittorica si sfalda e si assottiglia per diventare vibrante, l’emotività del personaggio si percepisce un attimo prima di sfaldarsi, il volto etereo si fa quasi trasparente, le forme si intuiscono ma non sono definite, tutto è impressione fuggevole. Come ebbe a dire Jacques-Émile Blanche: “Giovanni Boldini incarna il genio vibrante e facile, la maestria posta sempre meglio al servizio del piacere dei sensi, l’artista della decadenza estrema dotato di parecchi fra gli espedienti che vennero ignorati dai maestri italiani delle grandi epoche”.

Annalisa Proietti Cignitti

 

BIBLIOGRAFIA:

Vendita all’asta per divisione ereditaria. Catalogo della vendita, Galleria Giosi, Roma, 1947;

  1. Dini, F. Dini, Giovanni Boldini 1842-1931. Catalogo ragionato, 4 voll., Torino 2002;

Boldini, a cura di F. Dini, F. Mazzocca, C.Sisi, catalogo della mostra (Padova, Palazzo Zabarella), Marsilio, Venezia 2005;

Boldini, Previati e De Pisis. Due secoli di grande arte a Ferrara, a cura di M.L. Pacelli, B. Guidi, C. Vorrasi, catalogo della mostra (Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 2012-2013), Ferrara Arte, Ferrara 2012;

Giovanni Boldini e il mito della Belle Epoque, a cura di Tiziano Panconi, catalogo della mostra (Asti, Palazzo Mazzetti 26 novembre 2022 – 10 aprile 2023), Milano;

  1. Chiodini, Boldini, De Nittis et les italiens à Paris, catalogo della mostra (Novara, Castello Visconteo – Sforzesco, 4 novembre 2023 – 7 aprile 2024), Crocetta del Montello, 2023.

 

[1] Boldini, a cura di F. Dini, F. Mazzocca, C.Sisi, catalogo della mostra (Padova, Palazzo Zabarella), Marsilio, Venezia 2005, pag. 36.

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