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Scultore

Marino Mazzacurati


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Marino Mazzacurati

( Galliera 1907 - Parma 1969 )

Scultore

    Marino Mazzacurati

    Renato Marino Mazzacurati nasce nel 1907 a San Venanzio di Galliera, un piccolo comune in provincia di Bologna. Trascorre gli anni dell’adolescenza a Padova, dove si trasferisce con la famiglia, e comincia a lavorare presso la bottega di uno zio artigiano che lo inizia alla tecnica scultorea, apprendendo sul campo le prime nozioni plastiche. Nel 1922 decide di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia continuando comunque nel mentre a lavorare in bottega dallo zio. Sperimenta anche la tecnica pittorica recandosi spesso a dipingere nella campagna padovana insieme ad Antonio Morato e Dino Lazzaro. In questi anni frequenta inoltre Walt Arslan, un giovane studioso di arte che lo informa sulle avanguardie europee.

    L’incontro con gli artisti della futura “Scuola di via Cavour”

    Nel 1926 prende parte all’Esposizione Bevilacqua La Masa con il dipinto Sobborgo e si trasferisce nello stesso anno a Roma dove segue le lezioni alla Scuola di Nudo di via Ripetta. I primi lavori risentono dell’influenza del linguaggio pittorico di Giorgio Morandi e Carlo Carrà che l’artista aveva osservato alla Biennale romana del 1925. Giunto nella Capitale prende inoltre uno studio a Villa Strohl-Fern che condivide con Arturo Martini e Francesco di Cocco. In questo clima di enorme fermento entrerà in contatto con Scipione, Mafai e Antonietta Raphaël e dal loro interessante incontro nascerà la cosiddetta “Scuola di via Cavour”. I quattro artisti seguono ricerche totalmente differenti gli uni dagli altri, ma saranno uniti dallo stesso spirito antiaccademico e antinovecentista. 

    Il dinamismo drammatico delle opere scultoree

    Per qualche anno torna in terra emiliana, presso Gualtieri, e dipinge la campagna e i suoi abitanti, contadini a lavoro o persone del luogo, di cui realizza diversi ritratti. Rientra poi nel 1931 a Roma e insieme a Scipione fonda e dirige la rivista “Fronte”, di cui escono solo due numeri.

    Lascia nuovamente Roma e si stabilisce a Gualtieri dove continua a lavorare dipingendo, scolpendo e sperimentando nuove tecniche, come l’incisione su linoleum. Esempio di questa indagine è l’opera La barca di Caronte. In questi anni illustra inoltre i Canti Orfici di Dino Campagna e prende la decisione di partire per Parigi per studiare dal vivo il lavoro di Rodin. Da questo momento in poi la sua attività sarà dedicata maggiormente ad opere scultoree, e le sue figure iniziano a farsi sempre più tormentate, divengono espressione di un dinamismo inquieto, tradotto da tratti non finiti, dai toni progressivamente sempre più espressionistici.

    La critica dissacrante al regime fascista e gli orrori della guerra

    Nel 1937 prende parte alla Mostra del Sindacato laziale a Roma con due Nature morte di stampo morandiano, mentre partecipa all’edizione successiva con Autoritratto e Ragazzo. L’artista dimora stabilmente ora a Roma e nel 1938 ottiene l’incarico di insegnante di plastica al Liceo Artistico di via Ripetta. 

    Durante gli anni della guerra le sue opere rispecchiano gli orrori del conflitto come l’altorilievo La strage degli innocenti e il bronzo Gerarchie entrambi del 1942, quest’ultimo una critica irriverente e ironica del regime fascista. A questi anni risalgono anche i primi Imperatori, caricature da un’accentuata vena grottesca che divengono allegoria di critica sociale. L’artista realizza anche dei disegni che raccontano la realtà cruda e spietata della guerra come Massacri del 1944 e Stragi dell’anno seguente.

    Nel mentre continua a partecipare ad alcune rassegne capitoline come la Mostra del Sindacato laziale del 1942 con Ritratto di Vasco Pratolini e la Quarta Quadriennale di Roma del 1943 esponendo due opere in cera Ritratto e Nudo, e un bronzo Ritratto.

    Il dopoguerra e l’adesione ad un linguaggio realista

    Nel dopoguerra si orienta verso una poetica realistica aderendo al Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1948 partecipa alla Biennale di Venezia con cinque lavori Scultura (1948), Figura (1944), Figura (1947), Figura (1947), Statua per giardino (1947). Nel 1956 viene organizzata una personale alla Biennale di Venezia con diciotto opere dell’artista, tra le quali compaiono Figura d’uomo, Ritratto di Mario Berlinguer, Imperatore, Il Signor N. e Giovanetta.

    Nell’ultimo decennio della sua carriera realizza anche numerosi Monumenti ai caduti a Parma, San Sepolcro, Mantova e Napoli in cui si può notare l’impianto realistico e un richiamo al classicismo. Nel 1960 prende parte all’Esposizione Internazionale di Scultura al Museo Rodin di Parigi e nel 1966 riceve il Premio Nazionale di Scultura dal Presidente della Repubblica Saragat e per celebrarlo l’Accademia di San Luca organizza nella sua sede una personale tra opere pittoriche e scultoree. Si spegne a Parma nel 1969.

    Emanuela Di Vivona

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    Opere di Marino Mazzacurati


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