Ferdinando Buonamici

Fu tra i primi frequentatori del caffè Michelangelo e quindi aderì alle prime avvisaglie della rivoluzione del vero. Dalle prime prove ispirate ai temi manzoniani passò, in seguito alle esperienze militari del 1859, a raffigurare la cronaca degli avvenimenti contemporanei, esemplare in la Caserma di Modena con i volontari della terza batteria toscana (esposto a Firenze nel 1862 e conservato a Firenze nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti).

Avvicinatosi a G.Fattori aderì alle ricerche della macchia e nelle opere esposte alle promotrici di quegli anni dimostra una sensibilità verso la luce cristallina e la semplificazione della visione, elementi assai vicini alla scuola di Piagentina. Anche gli stessi soggetti ispirati ad una quotidianità intima e raccolta confermano la vicinanza alle ricerche di S.Lega. Con gli anni ’70 abbandonò progressivamente la pittura.

Tra le sue opere ricordiamo: Soggetto tolto dai Promessi sposi del Manzoni, In questa guisa giunse Renzo… , Padre Cristoforo entra in casa di Agnese, Luci dinnanzi al Padre Cristoforo (Promessi sposi), Gli orfani, Una scena domestica, Il bacio, Il primo bacio d’amore, Un bacio furtivo, Una caserma di Modena. Volontari della quinta batteria toscana del 1859, Le gioje di una madre, Interno di una cucina di campagna Gelosia infantile, Una scena domestica, Una domanda curiosa, Veduta lungo l’Arno, Interno di casa rustica, La lezione, Lo studio della geografia, Gruppo degli artisti toscani volontari nel 1859, Autoritratto.