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Pittore

Romeo Costetti


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Romeo Costetti

( Reggio Emilia 1871 - 1957 )

Pittore

    Romeo Costetti

    Romeo Costetti nasce nel 1871 a Reggio Emilia, ed è il fratello maggiore del noto pittore Giovanni Costetti. Si trasferisce con la famiglia giovanissimo a Bologna e qui frequenta l’Accademia di Belle Arti dove avviene la prima formazione. Segue poi il corso di disegno di Domenico Morelli nel 1886 a Napoli. Inizia a intraprendere numerosi viaggi in varie città europee, fino a quando si stabilisce a Parigi dove entra in contatto con le avanguardie e aggiorna il suo linguaggio artistico soprattutto in chiave simbolista.

    Si reca poi in Inghilterra dove apprende la tecnica del monotipo che diventa il suo mezzo pittorico prediletto.

    Tra simbolismo e realismo

    Al rientro in Italia si stabilisce a Firenze, recandosi però spesso a Roma. In questi anni perfeziona la tecnica del monotipo e la utilizza stabilmente nella sua produzione.

    L’artista è molto vicino al simbolismo nordico, descrivendo atmosfere quiete e rarefatte pervase da significati allegorici ed enigmatici. Spessissimo i protagonisti sono celati da maschere carnavalesche che aumentano ancor di più questo senso di mistero. Nel 1904 partecipa all’Esposizione di Firenze con L’anima sogna, opera dalle forti suggestioni nordiche e simboliste.

    Si dedica anche alla realizzazione di ritratti e ne espone due all’edizione della rassegna toscana del 1906 Ritratto del Sig. Assaggioli e Ritratto di Giovanni Costetti, il fratello. Nel 1907 prende parte alla Biennale di Venezia con La donna del libro, un dipinto poetico ed enigmatico, una fusione tra realismo e simbolismo; e nello stesso anno a Firenze presenta Ritratto dei miei genitori, Ritratto di bambino, Ritratto del Sig. Teodoro Deubler, Ritratto di signora, Casa visionata e Studio. Nel 1908 sempre a Firenze espone Mendicante, Fanno baldoria, Zuffa, Erotica, La maliarda, Studio di testa e Il sogno. Negli anni Dieci si avvicina all’ambito secessionista infatti nel 1913 prende parte alla prima mostra della Secessione a Roma con tre monotipi La vendemmia, Minatori e La disputa; mentre all’edizione successiva del 1914 espone i tre monotipi Contadini, Nel casentino e La famiglia di pulcinella

    Gli anni Venti: le tematiche lavorative e animalier

    Negli anni Venti il pittore sposta il focus verso il mondo del lavoro, osservando e raccontando la vita in Pianura Padana. Infatti alla Fiorentina primaverile presenta i dipinti La macelleria, Vita piana, Spaccapietre, Testa del pittore, Figure nel crepuscolo e la serie di monotipi dedicata al lavoro Le domestiche, La fantesca, Macellai, Le ciane, La limonara, Pescivendoli, Il vetturale, Il pescivendolo, Popolane, Il macellaio, Il pittore e l‘onorevole. Nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia con Oche e Piccioni, frutto dello studio sui volatili che intraprende in questi anni. Nel 1924 torna ospite alla Biennale con Portatore di ciottoli e Renaiuolo normanno. È presente anche nel 1926 con Il complotto, Ritratto di letterato e L’avventura.

    Nel 1928 prende parte all’Esposizione di Firenze con Agosto in montagna, Strada del casentino, Tipi di campagnoli, Le comari e Mattino. L’anno successivo partecipa alla prima Sindacale fascista romana con Meriggio, Villa Strohl-Fern, Anatre e Nella folla. Nel 1931 viene invitato alla Prima Quadriennale di Roma dove presenta gli oli Villa Borghese e Novembre romano, e i monotipi Pellicani, Falco giocoliere e Antilopi beise. L’anno seguente prende parte alla Biennale di Venezia con dodici opere tra le quali Paese di fiaba, Bambina che s’assopisce, Paesaggio di leggenda, Donne che passano, Nel dolore, Strada di campagna in Toscana, Il pittore e l’amatore d’arte e Mendicanti e contadini.

    Gli ultimi anni di attività

    Negli anni Trenta il pittore riprende a viaggiare tra Francia, Belgio, Svizzera e Germania. Continua a lavorare copiosamente sperimentando anche la tecnica dell’incisione. Tornato in Italia soggiorna per un periodo a Venezia dove realizza una serie di monotipi dedicati al Carnevale. Prosegue la sua partecipazione alle rassegne italiane, infatti nel 1935 è presente alla Seconda Quadriennale di Roma con dei monotipi Anime torbide, Indagatori, Paesaggio toscano e Gli audaci, mentre alla Terza Quadriennale espone tre oli Testa di fanciulla, Appennino toscano e Paesaggio umbro. Negli ultimi anni fa rientro a Reggio Emilia e qui si spegne nel 1957.

     

    Emanuela Di Vivona

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