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Pittore

Sirio Tofanari


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Sirio Tofanari

( Firenze 1886 - 1969 )

Pittore

    Sirio Tofanari

    Quotazioni di Sirio Tofanari

    I soggetti animalier in bronzo di Siro Tofanari hanno stime tra i 2.500 euro e i 5.000 euro se di medie dimensioni. Le sculture più grandi invece possono raggiungere anche i 15.000 euro e oltre. Molto importante tenere conto della qualità della fusione di ogni singolo animale.

    Queste sono stime generali. Visti i molti fattori che concorrono alla valutazione di un’opera, è consigliato inviarci una foto della vostra scultura di Tofanari per ottenere una stima aggiornata e gratuita. La Galleria Berardi è esperta nella produzione animalier tra le due guerre.

    Biografia

    Tra i massimi interpreti della scultura animalier italiana del primo Novecento, Sirio Tofanari, nato a Firenze nel 1886, artista dall’indole indipendente, frequenta l’Accademia di Belle Arti per un solo anno: preferisce evadere dai canonici percorsi formativi, perciò parte alla volta di Parigi nel 1906 e subito dopo raggiunge Londra, dove rivela molto precocemente la sua vocazione per la scultura animalista.

    La scultura animalier

    Trascorre intere giornate nel giardino zoologico della città, in Regent’s Park, osservando le più disparate specie di animali di cui studia poi le anatomie al Natural History Museum di South Kensington. Rientrato in Italia, nel 1908 esordisce alla mostra di Faenza e l’anno successivo espone alla sua prima Biennale di Venezia, rassegna cui parteciperà fino al 1936, guadagnando subito il favore di Ugo Ojetti che, nel catalogo, definisce il giovane «appassionato e drammatico» (Ojetti 1909, p. 26) riferendosi alla scultura Carezza. Opera che ritrae una coppia di felini «riuniti in un gruppo d’un’armonia e d’un’espressione magistrali» (Ojetti 1909, p. 26), esibisce un modellato sintetico ed elegante, fatto di linee sinuose e di volumi morbidi che si compenetrano.

    Ma è nel dopoguerra che Tofanari raggiunge il suo massimo successo: dopo aver partecipato alla Fiorentina Primaverile nel 1922, gli viene dedicata una personale alla III Biennale romana del 1925. Lo spiccato naturalismo classico e compendiario al contempo, impostato su linee agili e ritmiche, emerge con precisa nitidezza dagli animali degli anni Venti, tra cui i Babbuini, opera del 1923, esposta alla Biennale di Venezia del 1924. Dotata di «accurata minuzia di particolari calligraficamente scolpiti e di superfici sapientemente modellate» (Milano 1923, p. 19), mette in risalto la spiccata attitudine del cesellatore, che ricorda «certi forbitissimi bronzi giapponesi di realistica stilizzazione di animali» (Nebbia 1924, p. 360). La grazia delle masse e la fermezza delle linee, affidata alla meticolosa rifinitura dello scalpello, rende i Babbuini frementi nella loro energia espressiva e maestosi nel loro incedere.

    Naturalismo e sintetismo: «lo studio accurato, il fervido ingegno»

    Come altri scultori animalier, legge Rudyard Kipling, che gli offre lo spunto per alcune evocative rappresentazioni, tra cui quella delle rugose epidermidi delle Elefantesse che intrecciano i musi e le proboscidi, dove la luce si distribuisce assecondando la superficie attentamente indagata. La conoscenza della materia e la versatilità dello stile vengono particolarmente apprezzati nel mercato estero, per il quale, nel 1928, viene pubblicato a Firenze il catalogo in lingua francese Sirio Tofanari – Sculptures d’Animaux, arricchito da una piccola e antologia di brani critici di Ugo Ojetti, Antonio Maraini, Roberto Papini, Vincenzo Bucci e Pietro Scarpa. Scrive Papini: «Tofanari osserva e lavora. Osserva l’agilità della gazzella […], la muscolatura felina del leopardo […]. Guarda la civetta e vede che spesso le piace fare l’occhiolino» (Papini 1928, p. 13).

    In quest’ultima descrizione si fa accenno alla minuta ma preziosa Civetta in argento, che si allontana dal repertorio della fauna esotica, per mostrarci una specie autoctona dall’aspetto un po’ bizzarro conferito dall’occhio socchiuso in pasta vitrea, accompagnato dal perfetto piumaggio cesellato con vivace ritmo decorativo. In altre sculture come la Pantera, invece, il dettagliato naturalismo cede in favore di una maggiore semplificazione dei piani, che non manca di cogliere l’indole dell’animale, aspetto che ha portato il ceramista Melandri a definire Tofanari un «indagatore della natura [che] merita ammirazione per lo studio accurato, il fervido ingegno e la sua particolare personalità» (Melandri 1925, p. 488).

    Elena Lago

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