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Scultore
Vincenzo Jerace
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Vincenzo Jerace
Vincenzo Jerace nasce a Polistena, vicino Reggio Calabria, nel 1862. Dopo aver compiuto un apprendistato in Calabria presso un falegname, si trasferisce a Napoli dove già risiedeva il fratello Francesco, di cui frequenta lo studio. Si specializza subito nella scultura, prediligendo un’impronta verista e soprattutto temi decorativi di genere animalier.
All’Esposizione di Napoli del 1877 esordisce con Gruppo di conigli, ma il vero successo giunge nel 1880, quando all’Esposizione di Torino invia Somarello, Testa di somaro e Asinello con coniglio. Fino a questo momento si cimenta soprattutto in statuette in bronzo di piccole dimensioni, avvalendosi dell’aiuto e della guida del fratello maggiore Francesco. Così all’Esposizione di Milano del 1881 presenta alcuni oggetti decorativi come Vaso cache cache, Ariete, Somarello e Noli me tangere, tutti lavori in bronzo.
Finalmente, all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883 si confronta con la scultura di più ampie dimensioni, infatti, insieme ad altre cinque opere decorative, presenta Aspromonte, un grande leone ferito che simboleggia il ferimento di Garibaldi sull’Aspromonte nel 1863, precisamente venti anni prima. Nel corso degli anni Ottanta la sua produzione sfocia inevitabilmente nelle arti applicate, soprattutto quando si dedica all’elaborazione di animali e figure decorativi, ma anche alla creazione di elementi d’arredo come ringhiere, vasi e fregi.
Decus pelagi, che compare a Napoli nel 1890 è proprio l’esempio di questa direzione: un camino decorato con motivi marini che annuncia la sua adesione agli stilemi liberty degli anni Novanta. Al 1892 risale la sua partecipazione con quattordici opere all’Esposizione Nazionale di Palermo, una serie di disegni a pastello, progetti delle sue sculture.
Due anni prima, era stato a Londra per visitare l’Esposizione italiana. Qui, aveva avuto modo di confrontarsi con il linguaggio simbolista e preraffaellita, che emerge in modo prorompente dai disegni presentati a Palermo, poi utilizzati per la decorazione scultorea della villa Ruffo di Guardialombarda con Gli amori degli angioli.
Altri disegni a sanguigna, dello stesso genere, compaiono all’Esposizione Internazionale di Roma del 1893, mentre alla I Biennale veneziana di due anni dopo invia Maialina, Fauna e ancora Quattro disegni a sanguigna. Letitia e Radiolaria vengono esposte alla Biennale successiva. Quest’ultima opera riceve un premio speciale anche all’Esposizione di Barcellona del 1896, per la particolarità del tema trattato.
Trasferitosi a Roma nei primi anni del Novecento, espone alla mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti La lonza o Tigre in agguato e nel frattempo lavora ad una serie di opere pubbliche come il Monumento ai cinque martiri calabresi garibaldini, realizzato per Gerace. Attivo fino agli anni Trenta e presente alle Biennali di Venezia e a quelle calabresi, muore a Roma nel 1947.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.