Hai cercato

Pittore

Sofianopulo Cesare


Sei interessato alla vendita o all'acquisto delle sue opere?

Acquistiamo opere di questo artista

e di altri pittori e scultori dal XVI secolo sino alla prima metà del XX secolo

La galleria Berardi offre un servizio gratuito e senza impegno di valutazione di opere di arte antiche e moderne. Per orientarsi nel mercato dell'arte, assai complesso e pieno di sfumature, è meglio affidarsi ad un consulente professionista che sappia rispondere in maniera veloce e concreta alle tue esigenze. La chiarezza delle risposte risolverà in maniera efficace la necessità di stimare o mettere in vendita un bene.

Contattaci immediatamente senza impegno

Risposte anche in 24 ore:

Telefono

06.97.606.127

Whatsapp

347.783.5083

Sofianopulo Cesare

( Trieste 1889 - 1968 )

Pittore

    Sofianopulo Cesare

    Cesare Sofianopulo nasce nel 1889 a Trieste da una famiglia agiata di origini greche. Nella città giuliana intraprende gli studi classici che però abbandona due anni dopo per seguire la passione per l’arte. Prende lezioni da Argio Orell che lo forma secondo la poetica secessionista guardando soprattutto a Klimt e ad Alberto Martini, celebre illustratore dei racconti di Edgar Allan Poe. Dal 1910 al 1911 si trasferisce a Monaco per frequentare l’Accademia e segue le lezioni di Angelo Yank. L’anno successivo si reca a Parigi dove studia all’Académie Julian con Laurens e conosce D’annunzio, Modigliani e lo scultore cubista Lupschitz. Nel capoluogo francese ha anche l’opportunità di studiare arte drammatica all’Académie Pasdeloup, diretta da Raymond Duncan, fratello di Isadore. 

    Il simbolismo e il gusto del macabro secessionista

    Dal 1912 al 1913 è di nuovo a Monaco e frequenta la scuola di composizione di Franz von Stuck. La pittura sensuale dell’artista tedesco diviene nelle mani di Cesare Sofianopulo stilizzata, tagliente e raffinata, ma ne riprende maggiormente l’aspetto simbolico. L’esperienza monacense è davvero rilevante nella scelta del linguaggio del pittore, caratterizzato da una pennellata sicura e un’attenzione minuziosa al disegno. Dal clima secessionista proviene anche il tema dell’attrazione per il macabro e la morte. Spesso infatti i suoi lavori sono carichi di atmosfere inquietanti, evocazioni misteriose, talvolta funeree come nelle opere del 1919 Morte al chiaro di Luna o L’ultima nota, nella quale quattro personificazioni della morte suonano un organo alla luce di una flebile candela.

    Il periodo trascorso a Monaco si conclude nel 1913 quando partecipa all’Esposizione internazionale del Glaspalast con l’opera La malata che riflette sempre su questa tematica e sulle suggestioni provenienti dal clima secessionista. L’anno successivo torna a Trieste dove vi dimorerà stabilmente da qui in avanti.

    Una poetica anticipatrice del Realismo magico

    Alla fine degli anni Dieci invece il suo linguaggio si avvicina alla poetica del ritorno all’ordine, anticipando delle soluzioni del Realismo Magico, non prendendo mai però parte al movimento. L’artista infatti concentra la sua attenzione nella resa dei dettagli, analitica e quasi iperrealista, che acquisisce il più delle volte connotazioni simboliche ed allegoriche.

    Dalla seconda metà degli anni Dieci inizia a scrivere inoltre articoli per riviste e giornali come “Il lavoratore”, “Il Piccolo” e il “Messaggero veneto”. Nei brani giornalistici si concentra anche su questioni civiche e sociali, soprattutto si esprime sulla questione dell’irredentismo e le fasi del passaggio di Trieste al territorio italiano.

    L’artista ha una cultura molto ampia e si occupa inoltre di traduzioni, come nel caso della pubblicazione nel 1937 della versione italiana dei Fiori del male di Baudelaire.

    Il ritratto come allegoria dell’anima

    Nel 1923 partecipa alla seconda Biennale Romana con Finestra luminosa; l’anno successivo invece viene invitato alla Biennale di Venezia ed espone Mia sorella Maria Assunta

    Il pittore si dimostra inoltre molto attento alla psiche umana e ne dà prova nei numerosi ritratti che realizza evidenziando rare doti analitiche e di sintesi. Il ritratto per lui simboleggia la persona, diviene metafora della sua anima, un modo per indagare la complessità dell’io. Dipinge anche degli interessanti autoritratti in cui riflette sul tema del doppio e del tempo, come il Doppio autoritratto del 1934 con simbologie che riportano alla memoria il Ritratto di Dorian Gray.

    Prenderà parte a diverse mostre del Sindacato fascista di Trieste: nel 1928 presenta Il condottiero; nel 1930 espone Ritratto della signora Luciana Walmarin e Maschere, quest’ultima un’opera incentrata sulla tematica della frantumazione dell’io. Infatti il pittore si ritrae in cinque versioni di sé, in fogge ed espressioni diverse: un demone, un dandy, un antico imperatore romano, un monaco e un pagliaccio agghiacciante. L’unica figura a togliersi la maschera è la morte che sorride felice. Un’affascinante variante del tradizionale Memento mori

    Cesare Sofianopulo è aggiornato su tutte le novità delle avanguardie europee, ma sceglie di seguire un percorso  a sé stante. Si cimenta eccezionalmente con ironia con la Metafisica come nell’opera Imeneo del 1931, ma ne resta distante. È presente alla Promotrice di Torino del 1932 con Mia madre, e l’anno successivo lo troviamo alla mostra del Sindacato fascista di Firenze con un Autoritratto. Nello stesso anno prende parte anche all’esposizione di Trieste con Specchio infranto, un inquietante e misterioso ritratto di una donna al calare della luna, colta con uno specchio rotto tra le mani, simbolo di presagio.

    Nel 1934 sempre a Trieste presenta “Ego sum vita”; l’anno successivo espone Ritratto e Laura; nel 1937 Camicia nera. Nel 1940 partecipa con Autoritratto e Sventramento.

    Nel 1950 viene invitato alla Biennale di Venezia con Il parnaso visto da Egio Acheo nell’aurora, eco delle sue origini greche e di un suo viaggio in terra ellenica.

    Dal punto di vista cromatico elabora corrispondenze sinestetiche tra musica e pittura, da grande frequentatore di concerti di musica, dando vita ad una nuova teoria dei colori che associa ad un disegno sicuro.  L’artista è un perfezionista, non è mai soddisfatto del suo lavoro tanto da ritoccare spesso i suoi dipinti, e arrivando anche a snaturare l‘ispirazione iniziale. Emblema di ciò è il Ritratto di Frances che inizia nel 1913 e vi lavora per tutta la vita. Muore a Trieste nel 1968.

    Emanuela Di Vivona

     

    LEGGI TUTTO

    acquisto opere artisti e stima pittura e scultura

    Opere di Sofianopulo Cesare


    Altri artisti che potrebbero interessarti

    Iscriviti alla newsletter per ricevere le mostre in preparazione e le nuove acquisizioni!

    Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.

    Example
    © Copyright Berardi Galleria d'Arte S.r.l.