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Pittore
Giacomo Grosso
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Giacomo Grosso
Giacomo Grosso nasce a Cambiaso, vicino Torino nel 1860. Frequenta l’Accademia Albertina dal 1873 e ha come insegnante Andrea Gastaldi. Sin dai primi anni lavora come ritrattista, soprattutto utilizzando la fotografia come base per i suoi dipinti. Sin da subito si manifesta in lui la volontà di adottare una pennellata viva, vibrante, sciolta.
Questo indirizzo si accentua ancora di più quando nel 1880, all’Esposizione di Torino entra in contatto con le opere di Francesco Paolo Michetti, di Giacomo Favretto e di Giuseppe De Nittis. Soprattutto il primo, protagonista di una pittura di luce dai tocchi leggeri, ben visibili dal dipinto di ispirazione folklorica La domenica delle Palme o Pescatori di tondine, lo ispira in una concezione libera e personale della pittura. Questi elementi sono già presenti nel dipinto Abele colpito a morte, premiato nel 1881 al concorso dell’Accademia e nei dipinti presentati a partire dal 1882 alla Promotrice di Torino, Il favorito ed Aldo.
L’anno successivo presenta A Montecarlo e un Ritratto di donna, ma il vero e proprio successo giunge alla Promotrice del 1884. Vi espone otto opere: Ritratto dell’autore, In montagna, Selam, Studio, Studio dal vero, Ritratto d’uomo ed infine La cella delle pazze, dipinto tratto da un episodio di Storia di una capinera di Giovanni Verga.
Il verismo dell’autore siciliano si riflette sapientemente nell’opera di Grosso, che adotta accordi cromatici e luministici di grande effetto. L’anno successivo presenta, sempre a Torino Una visita agli ammalati, In villa, Il serraglio delle bestie feroci e un Ritratto di donna che mostra una forte sensualità, caratteristica molto frequente e apprezzata in Giacomo Grosso.
Nella metà degli anni Ottanta, compie una serie di soggiorni a Parigi conquistando gradualmente una fama crescente soprattutto grazie alla sua interpretazione cromatica di enorme fascino, in particolare se accosta a tematiche provocanti, sempre estremamente realistiche.
È il caso di Crisi alla cassa di risparmio, presentato nel 1887, ma anche dei numerosi ritratti femminili e di La femme e Supremo convegno, presentati alla Biennale di Venezia del 1895. La storia dell’ultimo dipinto è conturbante tanto quanto il soggetto che rappresenta: un convegno di donne nude in pose lascive in una chiesa, attorno ad una bara aperta con un uomo dentro.
L’opera, ormai condannata dall’opinione del sindaco e del patriarca di Venezia, ha subito poi un destino gramo: ha preso fuoco mentre veniva trasportata in nave alla volta di una mostra statunitense. In ogni caso, con quest’opera Grosso conferma la sua libertà artistica. Ciononostante rimane un pittore richiestissimo per il suo virtuosismo cromatico e la sua innata eleganza interpretativa, come è ben visibile dal Ritratto di Virginia Reiter, presentato alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896.
Luci improvvise in un’anima compare alla Biennale del 1897, mentre il paesaggio Alto Canavese viene presentato alla Biennale successiva. Anche i paesaggi gli conferiscono una serie di apprezzamenti, sempre grazie alla estrema sensibilità coloristica che acquisisce ancora più libertà e rapidità dopo il viaggio in Argentina dei primi del Novecento.
Espone alla Biennale del 1903 e nello stesso anno al Salon parigino ottenendo la medaglia d’oro con La Sainte Famille. Nel 1906 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia Albertina e precisamente sei anni dopo alla Biennale di Venezia espone in una sala personale più di trenta opere. Tra di esse vi sono il bellissimo La nuda, Cesare Maggi in costume, Notturno, Testa muliebre, Sorriso, Le Marie al Calvario, Venezia. Continua a partecipare regolarmente alle Biennali veneziane, alle esposizioni torinesi e alle Quadriennali romane fino agli anni Trenta, in più è protagonista di una grande personale alla Galleria Pesaro nel 1926. Muore a Torino nel 1938.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.