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Pittore
Pietro De Francisco
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Pietro De Francisco
Pietro De Francisco nasce a Palermo nel 1873 e qui si forma all’Accademia di Belle Arti seguendo gli insegnamenti di Salvatore Marchesi e Francesco Lojacono, traendo dal primo importanti lezioni sulla prospettiva, e dal secondo la luminosità cromatica che caratterizzerà i suoi paesaggi. Il giovane pittore esegue le sue prime prove negli anni Novanta dedicandosi alla pittura di paesaggio durante lunghe sessioni di pittura dal vero en plein air. Parallelamente studia la figura umana in alcuni saggi di natura storica mostrando una grande qualità disegnativa e chiaroscurale come in Pigmalione, I funerali di Petrarca e San Paolo dinnanzi Agrippa.
All’inizio del Novecento vince il pensionato a Roma dove si trasferisce continuando a sviluppare la sua ricerca nella pittura di paesaggio, risentendo delle suggestioni simboliste e poetiche provenienti dall’ambiente di In Arte Libertas, un gruppo di artisti formatosi negli anni Ottanta guidato da Nino Costa.
Le opere di primo Novecento suggeriscono quindi una fusione tra il luminismo di Lojacono e il cromatismo sintetico e lirico dell’arte romana. Nella Capitale esegue il grande quadro conosciuto come Paesaggio nostalgico, raffigurante lo scenario dell’Appia Antica.
Nel 1901 prende parte alla Biennale di Venezia con Testa al vero, poi nel 1904 presenta all’Esposizione di Napoli Impressione e Le barricate. In questi anni si avvicina sempre di più alla tematica sociale, testimoniata dall’opera citata esposta a Napoli e da quelle presentate a Milano due anni dopo come Lotte sociali, Vecchie case (bozzetto), Paesaggio – Crepuscolo (disegno) e Conforti.
La tematica sociale si sviluppa maggiormente dopo il trasferimento del pittore nel capoluogo lombardo avvenuto sempre nel 1906. In questo ambiente si avvicina al clima divisionista e poi al futurismo, conservando però quell’idea lirica e sintetica del paesaggio tipica della produzione giovanile.
A Milano lavora inoltre nel mondo dell’illustrazione, volgendo il suo sguardo sempre al mondo degli ultimi, recandosi nei sobborghi milanesi, tra fabbriche, casupole e abitazioni di fortuna.
L’artista esprime però il desiderio di entrare in contatto con i linguaggi europei, per questo motivo nel 1909 soggiorna a Parigi dove ha l’occasione di conoscere Claude Monet che lo avvicina ancora di più alle istanze impressioniste, allo studio della luce e del colore. Frutto di questa immersione nella vita moderna e nella pittura post-impressionista è l’opera che realizza al suo rientro a Milano nel 1915 dal titolo Les Moulins.
Negli anni successivi continua ad esporre in diverse rassegne italiane ed europee: nel 1912 è presente a Napoli con quattro lavori Vecchia Roma, Demolizione di un piroscafo, La tomba di Nerone (sulla Cassia) e Nevicata. Nel 1914 prende parte alla Biennale di Venezia con Espressione dinamica, esempio delle suggestioni futuriste. Nello stesso anno ripresenta a Genova l’opera appena menzionata insieme a La draga, Bivacco di zingari e Verde primavera. Nel 1916 espone a Londra e nello stesso anno pubblica il saggio Rinnoviamo la pittura – pittura energetica, un omaggio a Boccioni, scomparso nel 1916.
Animo irrequieto e instancabile negli anni Venti decide di trasferirsi in Tunisia dove si unisce ad una comunità di artisti palermitani con i quali organizza alcune rassegne espositive. Dopo questa parentesi araba, soggiorna a Parigi fino alla fine degli anni Trenta, quando si trasferisce a Mentone dove si spegne nel 1969. Nella cittadina della Costa Azzurra si dedica a tematiche mistico-religiose, ma soprattutto alla pittura di paesaggio dove sembra recuperare la primordiale luminosità dell’attività giovanile.
Emanuela Di Vivona
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