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Pittore
Romualdo Locatelli
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Romualdo Locatelli
È figlio del frescante Luigi Locatelli, che lo avvia per primo alla pratica artistica. Si iscrive poi alla Scuola d’arte applicata Andrea Fantoni di Bergamo, per frequentare in seguito l’Accademia Carrara. Inizia la sua carriera collaborando con il padre nella realizzazione di affreschi di chiese di area bergamasca, ma quando Luigi perde la vita cadendo da un ponteggio, Romualdo decide di abbandonare la carriera di pittore muralista per dedicarsi pienamente alla pittura da cavalletto.
Esordisce a Brera nel 1925 con Dolore, un dipinto forte nella sua verità che suscita una serie di impressioni positive nella critica. Ottiene infatti il Premio Principe Umberto che dà inizio ad una serie di successivi riconoscimenti e lodi. Emerge subito la sua grande passione per i viaggi che lo conducono prima a visitare l’Italia – si reca in Sardegna, Toscana e Abruzzo – e poi l’estero. Si appassiona al folklore locale, alle usanze popolari e immortala tutto in dipinti rapidi e dal colore sintetico, che risente molto del verismo partenopeo.
Si nota il valore cromatico di Antonio Mancini, la sapienza narrativa, la grande capacità nel cogliere veloci tratti emotivi nelle figure. Prima di trasferirsi a Roma, stabilendo il suo studio in via Margutta, compie anche un viaggio in Tunisia nel 1927, insieme all’amico pittore Ernesto Quarti Marchiò, che lo arricchisce di ulteriori motivi e suggestioni e sarà preludio al suo trasferimento in Oriente.
A Roma espone molto presso la Galleria Jandolo, dove viene notato e apprezzato dalla critica che loda soprattutto il suo allontanamento dall’accademismo e la sua pennellata vibrante e sciolta, in grado di dare vita a scene fresche e sincere. Asinelli, Vitellino, Ragazza di Sardegna, Giovane donna, Cucitrici sarde,Pastorella, Bambino su un asino, sono le opere che compaiono in questa fase, assieme alle impressioni raccolte in Tunisia come Lo scrivano e Ciabattino arabo, Africa e Vestigia del foro. Le committenze si susseguono incessantemente, ma Locatelli decide di partire per l’Oriente insieme alla moglie: si ferma prima a Java, poi a Bali ed infine a Manila, senza fare più ritorno in Italia.
Lavora per ambasciatori e ricchi rappresentanti politici orientali ed europei, facendosi apprezzare con la sua pittura dai toni caldi e dalla grande scioltezza disegnativa. Diviene un grande interprete della vita quotidiana dei paesi in cui vive, descrivendo con libertà e maestria le usanze locali.
Da Giacarta si trasferisce nelle Filippine e riceve anche il favore dell’esercito giapponese che occupa le isole negli anni Quaranta, durante la guerra. Continua a ricevere numerose committenze e realizza dipinti quali Aratura a Java, Madre e figlia, Raccolta del riso, Giovane balinese, Danzatrice di Legong, Danza dei pugnali, Ritratto di una giovane balinese, Ritratto di Fu Ku Ko, Scena orientale.
Quando la situazione bellica si fa più pressante, l’esercito giapponese gli impedisce di continuare a dipingere. Locatelli, quindi, occupa il suo tempo andando a caccia, ma durante una di queste battute, nel 1943, si perde senza lasciare traccia. Da questo momento non si hanno più notizie dell’artista, che pochi anni prima era riuscito a conquistare l’attenzione di tutta la diplomazia filippina, americana e giapponese.
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