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Pittore

Alfredo Protti


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Alfredo Protti

( Bologna 1882 - 1949 )

Pittore

    Alfredo Protti

    Alfredo Protti è nato nel 1882 a Bologna in una famiglia di artigiani staderai e dal 1900 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove segue i corsi di Domenico Ferri, stringendo amicizia con altri pittori tra cui Giovanni Secchi, Ugo Valeri e Athos Cesarini. Insieme agli ultimi due artisti, Alfredo Protti darà vita ad una frangia della Scapigliatura bolognese che si oppone proprio al tradizionalismo accademico.

    Il suo esordio espositivo avviene nel 1905 alla Società Francesco Francia quando partecipa alla mostra annuale con Ritratto di fattorino. Continuerà ad esporre nelle cinque edizioni successive e nel 1907 partecipa con Malizia, Riposo e L’uomo con il bastone.

    Al 1909 corrisponde il suo esordio alla Biennale di Venezia con l’opera Fioretta. Inizia un periodo molto fecondo per l’artista che esporrà all’edizione successiva della Biennale due opere Piumino e Interno, e nel 1911 partecipa all’Esposizione Internazionale tenutasi a Roma per il cinquantenario dell’unità di Italia con Modella e Il palloncino.

    Un secessionismo personale

    Pennellate veloci e indefinite, contrasti cromatici molto forti e audaci iscrivono la pittura di Alfredo Protti nell’ambito Secessionista. Anche la scelta dei soggetti ricalcherà quel gusto, donne sensuali e provocanti sono le protagoniste preferite del pittore: femmes fatales completamente a proprio agio con il loro corpo e la loro sensualità.

    Alfredo Protti parteciperà a tutte le edizioni delle Secessioni romane: nel 1913 è ospite con sei opere tra cui Lo specchio, Il primo strappo, Fiorina e Riflesso. L’anno successivo si presenta con cinque opere tra cui Fiorina seduta, Riflesso giallo e Nudo. Abbandono e Fanciulla sono state esposte invece alla Terza edizione della Secessione, nel 1915; e concluderà la sua partecipazione alle Quarta edizione, nell’anno successivo, con Fiori di seta e Riflesso verde.

    Alfredo Protti riscuote un discreto successo anche all’estero, esponendo a Buenos Aires, Parigi, San Francisco e Pittsburgh.

    Il dopoguerra e le esposizioni degli anni Venti

    Nel frattempo scoppia la Prima guerra mondiale e al suo termine l’afflato secessionista di Alfredo Protti si è in parte spento o comunque addolcito, la pennellata diventa più evanescente e vaporosa e l’espressionismo cromatico meno accentuato.

    Nel 1920 partecipa alla prima Biennale del Dopoguerra con tre opere Gisella, Fiori di seta e Allo specchio; poi nel 1922 gli verrà dedicata una personale alla Fiorentina primaverile con undici opere tra cui La toilette, Lo strappo, Effetto di sera, Gatto che dorme, Riflesso, La prima posa, Fanciulla che si veste e La limonata.

    Partecipa ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia: nel 1922 con due opere La toilette e Vanità; nel 1924 con Lo strappo e Prima del ballo; e nel 1926 con un’opera dal titolo Sogni.

    Alfredo Protti insegna anche all’Accademia di Belle Arti di Ravenna ottenendo la cattedra di pittura, poi nel 1931 insegna all’Accademia di Bologna, ma nel 1940 preferirà una dimensione più ridotta e riservata insegnando Figura al liceo artistico.

    L’allontanamento dal mondo dell’arte

    Con il diffondersi del Ritorno all’ordine, ma soprattutto dell’influenza fascista, Alfredo Protti si allontana sempre più dall’ambiente artistico, tendendo ad isolarsi in una quiete solitudine. L’ultima collettiva a cui partecipa è la Sindacale fascista di Firenze del 1933 con Sonnellino e Intimità.

    Alfredo Protti si ritira allora nella sua casa, nella sua privata dimensione domestica, continuando a dipingere ritratti, intimi interni, paesaggi, ma soprattutto i suoi amati gatti. Il fascismo, per la sua natura censoria e puritana, non poteva esaltare l’erotismo e la sensualità viscerale delle donne di Alfredo Protti, quindi tende ad oscurare e dimenticare il suo nome. Dopo la Seconda guerra mondiale sembra riaccendersi l’interesse per il pittore, ma solo nel 1950, un anno dopo la sua morte, avvenuta a Bologna nel 1949, viene organizzata una grande retrospettiva al Museo Civico di Bologna.

    Il fascino dei colori e l’intensa sensualità delle donne

    “Alfredo Protti è forse il più personale tra i pittori bolognesi benché talvolta si noti in lui la maniera. Ma è un colorista vigoroso e certe sue luci e talune sue tinte e certe morbidezze dei panni e, più ancora delle carni femminili, sono senz’altro incantevoli. È uno squisito amatore e conoscitore della donna, e ama tradurre sulla tela la perfidia lasciva e tranquilla”[1].

    Il suo stile pittorico e la scelta dei soggetti potrebbe richiamare alla memoria l’Ottocento francese, ma le donne rappresentate non sono donne eteree ed idealizzate, esse sono donne concrete, sensuali, coscienti del proprio essere, e questo ci riconduce al clima della Secessione. Molte delle opere eseguite dal pittore suscitarono non poco scandalo per le pose lascive dei soggetti. Le donne rappresentate sono colte nella quotidianità delle loro stanze e riflettono lo spirito di una società che ambiva a diventare sempre più liberale e moderna. Alfredo Protti guarda a Renoir, Degas, Klimt, Whistler e Sargent, fondendo le loro influenze e ampliando la sua ricerca artistica. Lo specchio è un altro elemento che compare spesso nei suoi dipinti, e sono proprio gli specchi che molto frequentemente ci svelano l’identità femminile dei soggetti raffigurati, come per esempio nell’opera Maschietta esposta alla Mostra personale dei pittori Giuseppe Calvi, Sandro Pinetti, Alfredo Protti del 1929. Alfredo Protti predilige molto l’uso dei bianchi che accende i suoi dipinti e l’uso dei rossi che dona calore, il soggetto era quasi sempre un pretesto per creare delle sinfonie di luce e colore.

    Emanuela Di Vivona

     

    [1]G. Lipparini, Catalogo Esposizione primaverile, Firenze, 1922, in Mostre personali dei pittori Giuseppe Calvi, Sandro Pinetti, Alfredo Protti, Catalogo della mostra 9-24 Marzo 1929, Galleria Micheli, Milano.

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