Amalia Maria Luisa Dupré

Amalia Maria Luisa Dupré nasce a Firenze nel 1842. Figlia dello scultore Giovanni Duprè, viene istruita fin da piccola al disegno e al modellato, e dato il suo talento, collabora precocemente con il padre aiutandolo nel suo lavoro. 

La grazia del modellato e un attento studio dell’antico

Parallelamente agli interventi eseguiti per il padre, realizza anche opere in proprio come il Giotto fanciullo, di cui esegue il modello in gesso nel 1862 e il marmo qualche anno più tardi presentandolo all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, accanto alle opere paterne. Ottiene grandi apprezzamenti dalla critica che viene colpita soprattutto dalla gentile naturalezza del modellato. La scultrice non studia in un’Accademia, ma si nota dalle sue opere uno studio accurato degli artisti rinascimentali, addolciti in una chiave moderna.

L’artista aveva già partecipato ad una rassegna italiana nel 1861 a Firenze esponendo un Ritratto in gesso.

Tra bassorilievi, tombe e sculture

Nel 1867 lavora inoltre al bassorilievo funebre per la tomba Ravaschieri nel cimitero di Napoli, mentre nel 1869 realizza il gesso di un S. Pietro in catene, oggi al Museo dell’Accademia di Montecatini. Nel 1872 esegue il Monumento funebre per la sorella scomparsa quell’anno, posto nella cappella di famiglia nel cimitero di Fiesole. L’anno successivo lavora ad un altro monumento funerario, per la tomba di Francesco Aliotti, nel cimitero di Arezzo, raffigurante una Suora di Carità che guida i giovani.

In questo periodo dedica tutta la sua attenzione alla decorazione del duomo di San Miniato, eseguendo i bassorilievi allegorici per quattro personaggi: per il vescovo Poggio esegue la Religione, per Bernardo Buonaparte la Storia; per il professore Taddei la Fisica; e per il Poeta Bagnoli la Poesia. Sempre per il duomo realizza anche le figure di otto Santi ad ornamento del pulpito.

Le commissioni molisane

Insieme al padre si reca poi in Molise per lavorare alla decorazione statuaria di alcune chiese: realizza infatti un Battesimo di Cristo, una Addolorata e un Cristo risorto in terracotta per la chiesa di Sant’Emidio ad Agnone. Esegue poi una Statua della Vergine per il Santuario della Madonna della Difese a Casacalenda e alcune sculture per la Chiesa di San Silvestro Papa a Civitanova del Sannio. 

La trasmissione della memoria paterna

In seguito alla morte del padre termina alcuni suoi lavori e poi prosegue la sua attività in autonomia, realizzando una S. Chiara in marmo per la chiesa di S. Ruffino ad Assisi, un busto di Dante per la Casa di Dante a Firenze, la S. Reparata per una nicchia del duomo di Firenze, e tre Santi per la chiesa di S. Margherita a Cortona. Altra attività che impegna parte della sua vita è la cura della memoria del padre, infatti decide di trasformare il suo studio in un museo e realizza un piccolo monumento raffigurando a bassorilievo alcuni episodi della vita dello scultore, che prende posto nella villa Dupré a Fiesole.

Si conosce poco invece della fase matura dell’artista, scompare però a Firenze nel 1928.

Emanuela Di Vivona