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Pittore

Adriano Baracchini Caputi


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Adriano Baracchini Caputi

( Firenze 1883 - Livorno 1968 )

Pittore

    Adriano Baracchini Caputi

    Adriano Baracchini Caputi nasce a Firenze nel 1883, e a sedici anni si trasferisce a Livorno, dove segue gli insegnamenti di Guglielmo Micheli, pittore di stampo macchiaiolo, allievo di Fattori. Frequentatore del Caffè Bardi, Adriano Baracchini Caputi entra in contatto con l’arte divisionista e gli artisti che gravitano attorno a questo movimento, soprattutto Vittore Grubicy de Dragon e Benvenuto Benvenuti.

    Vittore de Grubicy de Dragon ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del divisionismo a Livorno, egli era un pittore milanese, ma anche gallerista e promotore di giovani talenti che lascerà una forte impronta nella città toscana.

    Gli esordi tra verismo e divisionismo

    Dopo un primo periodo verista, al seguito degli ultimi macchiaioli, Adriano Baracchini Caputi diviene quindi in breve tempo uno dei maggiori interpreti della pittura divisionista e viene invitato al Salon des Peintres Divisionnistes Italiens tenutosi a Parigi nel 1907 partecipando con delle pitture di paesaggio, oggi andate disperse.

    In Italia l’artista aveva già partecipato ad alcune esposizioni: infatti è ospite all’Esposizione di Firenze nel 1902 con l’opera Studio in porto; l’anno successo partecipa con Impressione; e nel 1903 espone all’Esposizione di Genova tre opere Molo mediceo. Livorno, Cavalcavia d’antico castello e Impressione dal vero. Nel 1904 torna ad esporre a Firenze con La quiete del vespero.

    Partecipa anche ad alcune edizioni della Biennale di Venezia: nel 1912 espone Mattino sul mare; nel 1914 Sinfonia Crepuscolare; e nel 1922 Un’aurora. Continuerà ad esporre in varie città: a Genova parteciperà all’Esposizione del 1912 con Mattino d’inverno e Sera alla fine dell’inverno. L’anno successivo sarà invece a Napoli partecipando con Pomeriggio di primavera e Sera nel porto.

    Il pittore stringerà rapporti anche con i secessionisti e sarà uno degli artisti partecipanti alle quattro edizioni della Secessione romana: nel 1913 espone Quando scende la notte; nel 1914 Verso il tramonto e Radiosità invernale; nel 1915 Paese e Ultimi splendori; e nell’ultima edizione del 1916 espone Pioggia e sole.

    La fondazione del Gruppo Labronico 

    Adriano Baracchini Caputi è molto legato a Livorno e alla sua Toscana e nel 1920 è tra i fondatori del Gruppo Labronico, un gruppo nato con l’intento di valorizzare l’arte livornese e il legame che l’arte ha con questa città e con Giovanni Fattori. Tale idea si concretizza presso lo studio di Gino Romiti, e tra gli artisti che aderiscono ci sono Adriano Baracchini Caputi e molti altri, come Carlo Romanelli, Cesare Tarrini, Giovanni Zannacchini, Renato Natali, Goffredo Cognetti, Corrado Michelozzi, Gino Cipriani, Gastone Razzaguta, Ferruccio Rontini, Renuccio Renucci, Cafiero Filippelli e Alberto Zampieri.

    Gli artisti del Gruppo Labronico organizzano alcune esposizioni nazionali e internazionali; e all’Esposizione della Società degli amatori e cultori tenutasi a Roma nel 1922 viene dedicata un’intera sezione al Gruppo Labronico nella quale  il pittore espone L’arpa e un disegno, Primavera.

    Nel 1923 viene organizzata una mostra collettiva a Livorno, in cui espongono il nostro pittore insieme a Corrado Michelozzi e Cafiero Filippelli. Adriano Baracchini Caputi esporrà 28 opere, tra dipinti e disegni, tra cui Autunno, L’ora del riposo, Quiete estiva, Silenzio, Grigio di primavera sui monti, Bassa marea, Viene Primavera e Ottobre.

    Il divisionismo intimista e crepuscolare

    Adriano Baracchini Caputi nell’ambiente della pittura divisionista riesce a sviluppare ed esprimere una visione assolutamente personale dalla forte impronta intimista.

    Il pittore predilige temi di paesaggio, nonostante realizzi anche quadri di figura, ma la sua attenzione è rivolta ai crepuscoli colmi di malinconia, alle aurore tenui, alle notti dense di stelle e misteri, e sono per lo più paesaggi ambientati nella sua maremma toscana. 

    Adriano Baracchini Caputi parte dal più freddo spunto verista per poi tessere la sua incantevole trama di sensazioni e pensieri, ricercando grandiosi effetti di luce più che di colore. Quest’ultimo passa in secondo piano infatti: è la luce la protagonista principale delle sue tele. All’inizio degli anni Trenta si ritira nella sua tenuta privata a Vada, una frazione di Rosignano Marittimo, e muore a Livorno nel 1968.

    Emanuela Di Vivona

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